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Home Innovazione e ricerca Al Sant'Orsola un doppio trapianto pediatrico: midollo e poi microbiota

Al Sant'Orsola un doppio trapianto pediatrico: midollo e poi microbiota

Curato per la GvHD, grave complicanza dopo trapianto di midollo, è il bambino più piccolo in Europa mai trattato con trapianto di microbiota per questa patologia, secondo caso al mondo per età in letteratura. Dopo la pubblicazione dello studio su Blood, l’IRRCS continua a fare passi avanti nello studio del microbiota nei pazienti onco-ematologici pediatrici


Effettuato all'IRCCS Policlinico di Sant'Orsola un trapianto di microbiota pediatrico in un bambino di tre anni e otto mesi, il più piccolo mai trattato in Europa per questa patologia, ovvero GvHD, la complicanza post trapianto di midollo "da rigetto contro l’ospite". È una delle più temute e spesso, purtroppo, fatale. Secondo la letteratura è il secondo caso per età al mondo. Il bambino è guarito ed è stato dimesso.

Affetto da leucemia mieloide, il piccolo è arrivato dalla Bosnia al Sant’Orsola con la sua famiglia grazie al supporto dell’Associazione Ageop-Ricerca. All’IRCCS è stato eseguito il trapianto di cellule staminali emopoietiche donate dalla madre dai professionisti dell’Oncoematologia Pediatrica guidata da Arcangelo Prete. Dopo il trapianto si è presentata la GvHD intestinale, la temuta complicanza da malattia del "rigetto contro l’ospite", per la quale è stato ricoverato per due mesi e sottoposto a cinque linee di terapia immunosoppressiva, tra cui anche un farmaco sperimentale, senza nessuna risposta.

"Il piccolo presentava sintomi severi e preoccupanti e abbiamo deciso di confrontarci con i professionisti dell’IRCCS in ambito di trapianto di microbiota", spiega Riccardo Masetti, dell'Oncologia Pediatrica dell'IRCCS e professore al Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell'Università di Bologna. "Studiamo da tempo gli effetti benefici della composizione del microbiota nei bambini prima del trapianto: ora abbiamo voluto metterli in campo per questo caso difficile di complicanza post-trapianto".

Ad oggi, infatti, il trapianto di microbiota è autorizzato solo per l’infezione da Clostridium difficile ricorrente o refrattario al trattamento antibiotico standard, e applicarlo per la cura di patologie differenti, come in questo caso, richiede un particolare procedimento autorizzativo con il Centro Nazionale Trapianti.

"Siamo stati d’accordo nel trattare il piccolo con un trapianto di microbiota potendo contare sui numerosi studi internazionali, compresi quelli sviluppati all’IRCCS che confermano l’enorme potenziale di questa procedura su patologie complesse", spiega Giovanni Barbara, Dir. Gastroenterologia e Responsabile del Centro Trapianto di Microbiota dell’IRCCS e professore al Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell'Alma Mater. "Abbiamo creduto di avere la conferma della sua validità anche in questa procedura, effettuata in pochissimi altri casi al mondo".

"Già dopo la prima infusione di microbiota la situazione è subito migliorata", continua Masetti. "Abbiamo deciso quindi di procedere con una seconda per consolidare il risultato. La sintomatologia è del tutto regredita adesso e la restante terapia immunosoppressiva è stata gradualmente ridotta. Oggi il piccolo è tornato a casa con la sua famiglia".

Solo pochi mesi fa, infatti, era stato pubblicato su Blood, prestigiosa rivista internazionale in materia, uno studio nato da una collaborazione tra il gruppo della Microbiomics Unit (DIMEC) dell'Università di Bologna e l'Oncoematologia pediatrica dell'IRCCS Policlinico di Sant'Orsola che prova il collegamento tra il buon esito del trapianto e la salute del microbiota nei pazienti pediatrici. Si tratta del più grande studio al mondo per numero di casi studiati.