Unibo Magazine
Giovedì 29 maggio 2003, alle ore 17:30, a palazzo Malvezzi, nella sala del Consiglio provinciale, si svolgerà la presentazione del libro "Credere, obbedire,  combattere. Il regime linguistico del ventennio", a cura di Fabio Foresti, docente dell'Alma Mater (Bologna, Edizioni Pendragon, 2003).
Parteciperanno, insieme al curatore, Francesco Berti Arnoaldi Veli, Padre Michele Casali ed Enzo Golino, presiede Vittorio Prodi, introduce Marco Macciantelli, del  quale trasmettiamo qui di seguito alcuni brani tratti dalla presentazione in apertura del volume.
Diversi i registri interpretativi che compongono il libro.
Dalle  ricerche  ispirate alla tecnica dell'argomentazione alle questioni propriamente concernenti la storia e la struttura della lingua.
Ciò che affiora nell'equilibrio, ben inquadrato, degli approfondimenti, è un'idea originale del fascismo, dei suoi influssi e dei retaggi impressi su alcuni stereotipi rimasti come un'eredità che continua a pesare in una specie di vero e proprio "regime linguistico". Il libro ha un suo peculiare valore proprio relativamente al fatto che il  tema  del  rapporto tra la lingua e il fascismo non è esaminato, come opportunamente viene spiegato, "sul piano delle formulazioni astratte", ma "attraverso l'analisi della produzione linguistica", scritta e orale.
Se alcuni "luoghi" linguistici del fascismo sono sopravvissuti, se alcuni stereotipi d'uso comune tratti da quella vicenda storica tuttora galleggiano come sugheri  sulla superficie della comunicazione quotidiana, ciò è segno d'una persistenza più strutturale, del permanere  d'una visione del mondo nel nostro costume nazionale, con conseguenze che devono indurre, non già eccessivi allarmismi, ma un opportuno atteggiamento riflessivo, tenendo ben presenti i rischi delle contestuali tendenze revisionistiche in atto.
Il fascismo è stato certamente una visione della politica italiana ed europea, un'ideologia tipica del Novecento e, contestualmente, ha assunto il carattere di un'antropologia del potere in chiave totalitaria.
Ha  in tal modo rappresentato alcuni caratteri del nostro paese, della sua storia e di certe sue strutture meno visibili e tuttavia profonde. Ad esempio, un certo  "terribilismo verbale" è tuttora un elemento caratteristico di taluni modi di concepire e di proporre la polemica nel dibattito pubblico.