Unibo Magazine

"Natura, cultura, appartenenza. Identità culturali europee"
"Nature, Culture, Belonging. European Cultural Identities " 

Venerdì, 13 dicembre 2002, ore 9,30-13 e 14,30-18,30 
Sabato, 14 dicembre 2002, ore 9,30-13
Università di Bologna : Aula Tibiletti – Dipartimento di Storia Antica,
Via Zamboni, 38  - (4th floor)
It - 40126 Bologna

Venerdì 13 dicembre, ore 9,30-13
- Saluto del Rettore, Professor Pier Ugo Calzolari, del Prorettore per le relazioni internazionali, Professor Roberto Grandi, e del Direttore del Dipartimento di Filosofia, Professor Giorgio Sandri
- Introduzione(G. Pancaldi, Bologna)
- Francesco Cavalli-Sforza (Milano), Selezione naturale e selezione culturale. Il popolamento dell’Europa e la ricerca di un’identità
- Cesare de Seta (Napoli), Il paesaggio nella pittura europea in età moderna
- Robert Friedman (Oslo), The aesthetics and cultural politics of sky-scapes: Reflections on clouds, aurora and other meteors as constituents in regional identity
- Asterio Savelli (Bologna), La costruzione turistica dell’appartenenza europea


Venerdì 13 dicembre, ore 14,30-18,30
- Paolo Fabbri (Bologna), Addomesticare la natura animale: dal totemismo all’animismo 
- Robert J. Richards (Chicago), The erotic authority of nature: Nature, science and the female during Goethe’s Italian journey
- Alberto Burgio (Bologna), Forme perverse dell’identità europea. Sul nesso razzismo-modernità
- Silvio Bergia (Bologna), Natura come ambiente: come si colloca l’altra cultura
- Andrea Segré (Bologna), Natura-agricoltura e cultura-coltura in Europa
- Natura, cultura ed Europa: un sondaggio tra gli studenti dell’Università di Bologna (a cura di Paola Bertucci, Michelangelo Ferraro, Barbara Peca)
- Appunti per un film su Natura, cultura, appartenenza (Michele Fasano)


Sabato 14 dicembre, ore 9,30-13
- Carla Giovannini (Bologna), Città moderna e controllo della natura in Europa
- Mauro Pesce (Bologna), Basi religiose dell’Europa? Un’identità plurale
- Roberto Scazzieri (Bologna), Varieties of co-ordination and models of civil society: patterns of European identity
- Giovanni Giorgini (Bologna), Natura umana e identità europea. La sfida del neoaristotelismo
- Bernard Coulie (Louvain-la-Neuve), Conclusioni

Partecipano ai lavori: Noemie Beck (Parigi), Marco Bresadola (Bologna), Marta Cavazza (Bologna), Roberto Farneti (Bologna), Paola Govoni (Bologna), Anna Guagnini (Bologna), Cheryce Kramer (Berlino), Roberta Passione (Bologna), Eva Picardi (Bologna), Laura J. Snyder (New York)

Organizzazione del convegno:
Centro Internazionale per la Storia delle Università e della Scienza (CIS),
Dipartimento di Filosofia,
Università di Bologna,
Via Zamboni 38
40126 Bologna, Italia
cis@philo.unibo.it



EU, Programma Cultura 2000
EUxIN, European Union Cross Identity Network
Bologna – Heidelberg – Louvain-la-Neuve – Montpellier – Salamanca

Griglia di lettura
Costituita da una moltiplicità di aree culturali, che corrispondono spesso ma non sempre ad altrettante aree linguistiche, l’Europa si presenta come un mosaico di culture e di lingue. La frammentazione apparente, tuttavia, nasconde degli elementi federativi, vettori di coerenza e di unità.

La cultura europea si è formata progressivamente mediante l’interazione di tre assi verticali e di tre assi orizzontali, che si aggiungono all’humus delle culture locali (celtiche, iberiche, scandinave, slave, ecc.)

Gli assi verticali, che fungono da colonne per la costruzione di una cultura europea, sono:

1. l’eredità ellenica: il mondo greco inaugura il pensiero filosofico come esercizio razionale, e sviluppa l’analisi critica delle regole del comportamento umano (etica, politica).
2. l’eredità romana: Roma impone la legge come fondamento della pace, concepita come un fattore di unificazione dei popoli (diritto, strutture giuridiche).
3. la dimensione religiosa: l’eredità cristiana, ebraica e islamica, che diffonde il monoteismo, il quale esprime a sua volta una concezione dell’uomo a immagine di Dio.

Gli assi orizzontali, o trasversali, sono:
1. le nozioni di permanenza e di sopravvivenza, che fanno sì che gli elementi fondatori della cultura europea siano ricorrenti: la capacità di riattualizzazione della cultura è caratteristica dell’Europa.
2. i fenomeni di inculturazione e assimilazione che, permettendo a una cultura di integrare degli elementi esterni, contribuiscono a creare una parziale omogeneità della cultura europea.
3. la creatività e l’arricchimento: l’Europa è sempre stata capace di ricevere degli elementi esterni, di svilupparli  e ritrasmetterli arricchiti.

La combinazione e l’interazione di questi sei elementi, aggiunti ai fertili humus locali, creano una dinamica culturale che contribuisce a forgiare una cultura delle culture, fatta di pluralità, che è allo stesso tempo un patrimonio culturale comune, che trascende le divisioni linguistiche, geografiche e politiche.

Questo patrimonio comune deve fungere da ancoraggio per un’identificazione europea che oltrepassa, senza annullarle né ridurle, le identità nazionali o linguistiche.

L’originalità dell’Europa consiste nel fatto che la diversità delle lingue e delle culture, lungi dall’essere d’ostacolo all’edificazione di una comunità culturale, ne è al contrario l’elemento essenziale.


Università di Bologna
“Natura, cultura, appartenenza: le università e l’identità culturale europea”
Una proposta di lettura

Quando parliamo di “identità culturale” alludiamo al senso di appartenza a un luogo, che sentiamo di condividere con altri. Il luogo di cui parliamo in queste circostanze è insieme un luogo dell’anima e dello spazio, della “cultura” e della “natura”.

La nostra capacità di definire questo luogo, d’altra parte, sembra  incontrare ricorrenti difficoltà. Per ridurre le incertezze, spesso definiamo il “nostro luogo” contrapponendolo ad altri luoghi, in cui collochiamo persone o popoli che sentiamo diversi da noi. Raramente tuttavia questa contrapposizione ci soddisfa a lungo.

Presto ci accorgiamo che alcuni dei nostri comportamenti – o, più spesso, il comportamento di altri che condividono il “nostro luogo” – ricordano o imitano  il comportamento che crediamo tipico di altri popoli o culture. Ci accorgiamo così che, se a una prima riflessione il senso di appartenza a un luogo sembra identificarci senza ambiguità, per descrivere e comprendere meglio chi siamo dobbiamo stabilire confronti con altre identità e luoghi, e riconoscere in noi questo o quel tratto degli altri.

La difficoltà che incontriamo nel definire la nostra identità culturale non è un prodotto della sola psicologia individuale o, come si diceva un tempo, della psicologia di (alcuni) popoli. Gli storici e i biologi che hanno studiato le popolazioni umane prima dell’epoca storica ci invitano a considerare questa difficoltà come costitutiva, anziché accidentale. E’ una difficoltà propria di tutte le popolazioni umane che – con poche eccezioni, che ci aiutano a comprendere ancora meglio il fenomeno – fin dalla fine dell’ultima glaciazione e con dinamica accelerata a partire dal Rinascimento sono emigrate successivamente e si sono confrontate, combattute, mescolate e assimilate sviluppando rapporti intellettuali ed economici praticamente senza soluzione di continuità su una vasta parte del pianeta.

Nell’ambito del progetto “Le università e l’identità culturale europea”, l’Università di Bologna si propone di considerare la questione dell’identità culturale europea alla luce delle conoscenze che sono state acquisite recentemente, sia in campo umanistico che scientifico, sulle identità culturali e sulle nozioni di “natura”, “cultura”, “appartenenza”.

In particolare, condurremo una riflessione sulle ragioni per cui, storicamente, hanno avuto origine in Europa fenomeni come la rivoluzione scientifica, l’illuminismo e la rivoluzione industriale: fenomeni che hanno plasmato e continuano a segnare con le loro conseguenze il mondo contemporaneo ben al di là dei confini europei. Per comprendere questi sviluppi, la filosofia, le scienze naturali, l’antropologia, l’economia e la storia hanno avanzato proposte interpretative diverse. Sembra a molti, tuttavia, che per comprendere il mondo contemporaneo occorra comprendere soprattutto come è avvenuto che una parte dell’umanità, guidata all’inizio dalle nazioni europee, abbia conquistato sulle risorse del pianeta un potere che un’altra parte dell’umanità condivide solo in misura limitata.

Ci si propone, infine, una riflessione su come possa contribuire alla definizione di un’identità culturale europea l’esperienza concreta delle università, caratterizzate da aspirazioni di universalità e di cosmopolitismo cui si sono aggiunte, recentemente, esigenze di rispetto delle tradizioni culturali diverse da quelle che hanno dato origine e mantenuto in vita le stesse università nel contesto europeo. Le università sembrano offrire un terreno particolarmente adatto per comprendere come possano provare a convivere, in una stessa istituzione, l’omogeneità relativa e la diversità delle tradizioni culturali, le aspirazioni all’universalità e, insieme, il particolarismo delle tradizioni disciplinari e dei diversi attori sociali.