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Dopo la Cina, l’India

Un ufficio di segreteria presso l’Indian Institute of Science di Bangalore. E’ uno dei tanti effetti tangibili del Progetto India di Ateneo, che punta al rafforzamento delle relazioni accademiche ma anche al trasferimento tecnologico e alla creazione di network di attori a livello territoriale.
India

Nell’imminenza della visita di stato in India del Presidente del Consiglio Romano Prodi (11-14 febbraio), che sarà affiancato da ICE, Confindustria e ABI, in occasione dell'Anno dell'Italia in India, anche l’Università di Bologna lancia il proprio Progetto India.

"L’India, insieme alla Cina, - spiega il pro Rettore alle relazioni internazionali Roberto Grandi -costituisce un territorio di grande interesse anche per il sistema mondiale dell’Istruzione Superiore. Per queste ragioni, dopo aver promosso l’Associazione Collegio di Cina, l’Università di Bologna propone al Ministero dell’Università e alle Istituzioni della nostra Regione, in primo luogo la Regione Emilia Romagna, un Progetto India articolato e adeguato alle necessità". Ricorda Grandi che l’Ateneo da tempo è impegnato in un processo di internazionalizzazione, che coinvolge didattica e ricerca e che mira a rendere più competitiva e quindi più attrattiva la nostra Università.

Il 2006 è stato l’anno della Cina e ha visto l’istituzione del Collegio di Cina, di cui l’Alma Mater è capofila. Il 2007 è l’anno dell’India. Proprio il subcontinente indiano rappresenta, secondo le stime di autorevoli economisti ed esperti di geopolitica, una delle aree geografiche che avrà trend di crescita economica (P.I.L) molto elevati, superiori ai valori medi di molti paesi in via di sviluppo.

Tre le linee direttrici del progetto, che Grandi illustra. Portare a sistema i numerosi rapporti scientifici che già sono in atto tra singoli docenti e ricercatori dell’Alma Mater e di alcuni centri di ricerca indiani; dare vita ad azioni di trasferimento delle conoscenze e delle tecnologie, coinvolgendo atenei indiani e centri di ricerca che rappresentano strutture di eccellenza; coinvolgere sin dalla fase ideativa del progetto una serie di istituzioni nazionali (Governi, Miur) e locali (dalla Regione alle associazioni economiche, dalle singole imprese agli altri Atenei emiliano-romagnoli).

Il modello vincente è quello del network come per il Collegio di Cina. "Per attivare la rete di partnership inter-istituzionali – spiega ancora Grandi -  che coinvolga enti territoriali, enti pubblici, enti e aziende private, si ipotizzano vari livelli di coinvolgimento fin dalla fase di ideazione nella quale ciascun partner condividerà le proprie conoscenze, competenze e progettualità specifiche rivolte all’India". Lunga la lista dei partner e degli stakeholders che potrebbero dare vita al network.

"La dimensione ottimale di cooperazione dovrebbe essere quella regionale" precisa però il pro Rettore. Obiettivi e azioni altrettanto concrete e mirate, quali la segreteria a Bangalore, saranno la stipula di accordi di cooperazioni con una decina di università indiani, la creazione di un flusso di studenti (in entrata e in uscita) per lauree specialistiche e master, la partecipazione di studenti indiani a scuole e corsi di dottorato e post-dottorato principalmente negli ambiti di: componentistica, motoristica, agro-alimentare, ITC, Scienze della vita, genomica e biotecnologie, economia a management.

Il contributo dell’Ateneo, oltre che in risorse umane, sarà in termini finanziari e strumentali e prevede tra l’altro, la riduzione delle quote di iscrizione a master e corsi universitari per gli studenti indiani e l’organizzazione dell’attività logistica relativa all’accoglienza


"In primo luogo accordi di cooperazione scientifica con le più importanti Università indiane – le parole di Grandi- soprattutto nell’ambito scientifico e tecnico, ma anche, in quello umanistico; in secondo luogo un flusso di studenti indiani, a livello di Lauree Specialistiche, Master e Dottorati di Ricerca, attraverso borse di studio offerte da imprese e istituzioni del nostro territorio interessate ad una presenza in quei mercati. Diverso è assumere Ingegneri e Ricercatori formati unicamente alle Università Indiane, dall’assumere Ingegneri e Ricercatori che abbiano trascorso almeno un anno nel nostro Ateneo con possibilità di tirocinio nelle nostre imprese".

"E’ su questo progetto- conclude-  che l’Alma Mater lavorerà nei prossimi mesi insieme a quelle strutture del nostro territorio interessate ai rapporti con il sub-continente indiano".