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Christina Kim e la Moda Etica

Una mostra, tre installazioni nel cuore di Bologna e un programma di eventi collaterali per ripensare la professione di stilista. Un modo di vedere l'abito come simbolo capace di raccontare una storia e come manufatto ideato con attenzione alle problematiche dell'ambiente
Un'opera di Christina Kim

Anche un abito può raccontare una storia. E rappresentare un valore. Può sembrare un discorso non immediatamente comprensibile, soprattutto per chi considera la moda e il design come professioni effimere. Spesso infatti il mondo della moda è associato al consumismo, all'interesse economico e a una continua ricerca della perfezione estetica. Ma la creazione di un abito puo' essere qualcosa di più e qualcosa di diverso. Rappresentare un modo di vedere, una scelta concreta sui problemi mondiali più urgenti, come la salvaguardia dell'ambiente.

E'il caso dell'attività di Christina Kim, clothing designer di Los Angeles di origine coreana e creatrice della linea "dosa". Da due decenni, la designer unisce nella produzione di abiti moderni sia la pratica dell'artigianato, sia l'uso di materiali riciclati e tecniche tradionali. Un progetto prezioso nella "globalizzazione dei mercati", dove spesso vengono dimenticati i saperi tradizionali e il rispetto dell'ambiente.

A Christina Kim, la città di Bologna dedica un evento di grande rilevanza nel campo della moda e del design: una mostra, "Naturale, rigenerato, fatto a mano: la moda etica di Christina Kim" e tre installazioni nel centro di Bologna. L'iniziativa, realizzata a conlcusione del focus group "Creativity, Technology and Design", è organizzata dall' ISA (Isituto di Studi avanzati dell'Università di Bologna), con la collaborazione del Comune di Bologna e del Museo Internazionale e biblioteca della Musica.

La mostra, esposta al Museo della Musica (Strada Maggiore, 34) dal 10 maggio fino all'8 giugno, illustra in modo dettagliato la storia dei progetti di recycling della linea "dosa". Attraverso le sue diverse sezioni, la mostra invita a riflettere sull'ispirazione del design, sul suo processo e sulla sua natura. Collaboreranno all’allestimento due nomi di rilievo del design internazionale: Karen Spurgin, textile designer inglese, e Nelson Sepulveda, art director del trendmagazine Bloom.

Oltre alla mostra, il progetto prevede una serie di installazioni all'aperto, esposte a Palazzo della Mercanzia, nel Portico della Morte in Via de’ Musei e nell'Arco fra Pavaglione e via Clavature. Le installazioni consistono in banderas, stendardi da preghiera, e in milagros, ex-voto messicani a forma di cuore, disposti in semplici geometrie secondo la stoffa e il colore. Le bandiere indiane Bandhani e gli ex-voto sono ricavati da scampoli di stoffe fatte a mano, riciclati dalla produzione di vestiti; le bandiere di carta sono fatte a mano con materiale naturale.

Tutte le iniziative documentano, attraverso la materialità e il piacere estetico proprio degli oggetti, dei tessuti, il progetto che sta dietro la produzione della stilista. Come spiega la stessa Kim: "L'intento è sempre stato quello di fare moda non nel senso ordinario, ma come posssibiltà di viaggiare e conoscere culture diverse".

"L'importanza di una moda etica ed ecologicamente sostenibile - racconta ancora la stilista  - è stata una consapevolezza nata fin dalle prime esperienze di lavoro". Non avendo avuto "una formazione da stilista", Christina Kim ha cominciato a "creare gli abiti come dei manufatti, con le proprie mani, e si è interessata sempre di più all'aspetto della produzione". Ed è stata l'osservazione diretta degli ambienti produttivi a darle la percezione dello "spreco" dei materiali. Da allora è cominciata la sua sfida: "creare vestiti con un' attenzione al processo produttivo e alla produzione dei tessuti". In Corea, sin dall'infanzia ha praticato il "patchwork" e il "recycling", pratiche poi adottate nelle sue linee di moda.

Il pubbblico, oltre alla mostra e alle installazioni, avrà la possibilità di seguire numerosi eventi collaterali.  Il primo è in programma per lunedì 12 maggio, alle ore 17,30, sempre al Museo della Musica: si tratta della tavola rotonda su "Arti e tecniche del riciclo", che vedrà la partecipazione della stessa Christina Kim assieme a Eungie Joo (Director and Curator of Education and Public Programs, New Museum of Contemporary Art, New York), Mario Lupano, Raffaele Milani, Luciano Morselli e Andrea Segré (Università di Bologna). Coordina Giovanna Franci; introducono Pierangelo Bellettini, Dario Braga, Mauro Felicori.

Mercoledì 14 maggio ci si sposterà invece a Rimini per l'incontro, organizzato dal Corso di laurea in Culture e tecniche del costume e della moda, "Riciclato, fatto a mano, eco-sostenibile". Con il coordinamento di Maria Giuseppina Muzzarelli, Giovanna Franci intervisterà Christina Kim. L'incontro si terrà alle ore 15, presso l'Aula 1 della Sede universitaria Alberti di Rimini (Via Quintino Sella, 13 - Rimini).

Un ulteriore incontro con Christina Kim è poi previsto per giovedì 15 maggio, alle ore 12,  presso l'Aula Arcangeli dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. L'appuntamento rientra all'interno del "Progetto Container. Osservatorio/laboratorio di arte pubblica", coordinato dalla prof. Mili Romano. Ultimo appuntamento, venerdì 16 maggio, alle ore 17, presso il Museo della Musica, con il Caffè scienza sulla "Cultura dela Responsabilita' tra Ambiente, Tecnica ed Etica", organizzato dal prof. Luciano Morselli assieme gli allievi del Collegio Superiore.

Nell'organizzazione di queste iniziative, la didattica e la ricerca dell'Università di Bologna hanno dato un forte contributo, creando sinergie tra ambiti disciplinari troppo spesso giudicati lontani tra loro. La ricerca tecnologica sul riciclaggio apparentemente puo' non essere legata alla ricerca estetica di un professionista della moda, ma l'esperienza di Christina Kim dice proprio il contrario. Oggigiorno infatti, tutte le attività professionali, e forse soprattutto quelle umanistiche e artistiche, devono farsi carico di una cultura della responsabilità per le crisi ambientali, che non riguardano più soltanto la comunità scientifica. Come spiega Luciano Morselli, professore di Chimica dell'Ambiente e dei Beni Culturali: "La relazione ambiente-scienza-etica sta diventando negli ultimi anni un nuovo percorso culturale". Inoltre aggiunge Giovanna Franci, vicedirettore ISA e curatrice della mostra - è sempre più frequente il discorso etico del recycling e del non spreco."

"La città di Bologna - dice poi l'assessore al commercio Maria Cristina Santandrea - un tempo 'città della seta' e oggi sede di un colosso europeo come Centergross, appare una sede opportuna per un evento come questo". Un evento che permetterà a un pubblico vasto di comprendere quest'aspetto della moda forse poco conosciuto. Il valore di un abito inteso come prodotto "organic", eco sostenibile. Come simbolo capace di raccontare una storia: le mani che l'hanno tessuto, le idee che l'hanno creato.