Autore: Stefano Cammelli
Editore: Pendragon
Prezzo: 15 euro
Nell’autunno del 1985 il Museo Nazionale di Antropologia e Storia di Città del Messico fu teatro di un furto di grossa portata: in pochi giorni scomparvero alcuni dei più grandi capolavori dell’arte precolombiana. Furono ritrovati solo diversi anni dopo nella casa di un privato che li aveva misteriosamente conservati in una valigetta.
Quali furono i retroscena della vicenda? Perché quel furto apparentemente inspiegabile? Sono queste domande il punto di partenza de La maschera di Pacal, il romanzo che lo storico dell’Università di Bologna Stefano Cammelli ha pubblicato con Pendragon. 350 pagine per sviluppare creativamente un fatto di cronaca e per toccare alcune delle questioni più affascinanti della storia dell’America Latina. Chi furono i Maya? Perché innalzarono città splendide nelle selve della Mesoamerica e poi le abbandonarono all’improvviso, molto prima dell’arrivo dei bianchi? Quale segreto si nasconde nella loro scrittura e nella loro arte?
Cammelli, che oltre a insegnare a Economia organizza viaggi culturali, ha costruito un poliziesco ambientato tra Città del Messico, le selve del Chiapas, Santa Fe e Los Angeles, e giocato su due piani temporali – il presente e il momento d’oro della civiltà precolombiana. Il protagonista è un investigatore della polizia di stato messicana chiamato a investigare sul furto di una serie di reperti tra cui una maschera del VII secolo. Si troverà in una situazione per lui ignota: lontano da narcotrafficanti e costretto in gallerie d’arte, musei, archeologi e antiquari. Alla fine gli diventerà chiaro che risolvere il caso sarà possibile solo risolvendo i misteri della storia.
La maschera di Pacal arricchisce le pubblicazioni di Stefano Cammelli, già autore di Il Minareto di Gesù, Storia di Pechino e di come divenne capitale della Cina, L’acqua scende a valle, e Tè verde.