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Dip. Agraria

Dal 1 al 12 dicembre si tiene a Milano Cop9, la nona conferenza internazionale sul cambiamento climatico. Paola Rossi-Pisa, docente alla Facoltà di Agraria, per anni protagonista di queste manifestazioni, ci parla delle certezze e dei dubbi sul declamato innalzamento della temperatura, svelandoci che la situazione è più complessa di quanto si faccia apparire.
Un'immagine della Terra dal satellite Giornali e telegiornali puntano da mesi l’indice contro le follie del clima. Il tema è protagonista indiscusso dell’agenda pubblica e attualmente anche di quella politica: proprio in questi giorni a Milano è infatti in corso Cop9 - la nona conferenza internazionale sul cambiamento climatico - l’evento chiamato a decidere il futuro o le alternative al protocollo di Kyoto nella corsa alla riduzione delle emissioni inquinanti.

La professoressa Paola Rossi-Pisa, per anni protagonista delle convention sull’ambiente in quanto membro scientifico di un panel delle Nazioni Unite, dichiara che la ragion d’essere di manifestazioni come quella di Milano è la convinzione che l’attività umana stia interferendo sensibilmente sulle condizioni climatiche del pianeta, provocandone il surriscaldamento. "Una tesi quest’ultima – commenta la professoressa – data per certa dalle associazioni ambientaliste, anche se in realtà la situazione è più complessa di quanto si voglia far apparire.".

L’allarmismo per la crescita delle temperature – vuole cioè dire - è per gran parte infondato?
"L’unica certezza è l’innalzamento delle percentuali di anidride carbonica. Il resto, l’incidenza di questo parametro sulle temperature, è solo un’ipotesi: l’EPCCl’Environmental Panel on Climate Change – sembra avvallarla, ma chiamando altresì in causa innumerevoli altri fattori. Al di là di questo, comunque, ciò che mi preme sottolineare è la scarsa credibilità di conclusioni basate su pochi mesi particolarmente secchi come quelli della scorsa estate, eccezioni trascurabili nel lungo periodo.".  

In altre parole statistiche pluriennali negano che il mondo abbia la "febbre"?
"Le rilevazioni a nostra disposizione testimoniano, negli ultimi 50 anni, un aumento della temperatura media stimabile attorno al grado. Questo è un dato attendibile, ma per dimostrare quanti fattori intervengono nella sua interpretazione, rendendola complessa, sottolineo che la centralina di misurazione adoperata a Bologna è situata a Cadriano: 50 anni fa questo era un comune di aperta campagna, mentre oggi è una zona urbanizzata. Ciò significa che a determinare quel grado in più hanno concorso anche fattori locali, come la vicinanza di abitazioni riscaldate e di industrie. Insomma, prima di parlare di cambiamento climatico indotto dall’uomo è necessario compiere indagini più accurate.".

Kyoto, Cop9 e affini sono perciò vertenze su un "non problema"?
"Il nocciolo di quegli incontri è essenzialmente politico: a prescindere dalle statistiche scientifiche e dalla loro attendibilità, lì si programmano le strategie economico-ambientali in senso lato. Per esempio, la riduzione delle emissioni di gas è attualmente uno spunto per riflettere sulle fonti di energia alternativa a minor impatto ambientale. Un settore nevralgico, nel quale, tra l’altro, è molto attiva anche l’Università di Bologna, coinvolta in progetti europei tesi a sondare le potenzialità delle biomasse al di fuori delle filiere alimentari.".

Allora, giusto dibattere ma senza allarmismi?
"Esatto: tentando di prendere la decisione più oculata, senza criminalizzare l’uomo e senza magnificare incondizionatamente la bontà di madre natura.".