Autore: Marco Ciardi e Marco Taddia (a cura di)
Editore: Bononia University Press
Prezzo: 45 euro
Antoine Laurent Lavoisier, scienziato francese nato a Parigi il 26 agosto del 1743, fu il padre della chimica moderna. Fu lui a comprendere l’importanza della sperimentazione, dell’attività di laboratorio e della strumentazione scientifica. Fu lui ad abbandonare una visione qualitativa della composizione e della struttura della materia. Fu lui ad abbandonare gli assiomi della metafisica aristotelica per abbracciare l’esperienza. E fu lui ancora a parlare di elemento e a proporre una loro nomenclatura sistematica.
Il testo con cui Lavoisier avviò questa rivoluzione prospettica fu "Opuscoles physiques et chimiques", apparso a Parigi nel dicembre del 1773. Questo volume, che per la chimica ha la stessa importanza degli scritti di Newton per la fisica, trova solo ora una sua traduzione italiana. A curarla un chimico appassionato di storia e uno storico attratto dall’evoluzione del pensiero scientifico: Marco Taddia, docente del Dipartimento di Chimica, e Marco Ciardi, ricercatore del Dipartimento di Filosofia.
La traduzione, edita dalla Bononia University Press all’interno della collana Memorabilia, riporta alla nostra lingua la prima edizione degli Opuscoli di Lavoiser. Un’edizione, disponibile online nel Panopticon Lavoiser. Virtual museum of Antoine-Laurent Lavoiser’s collection, che si compone di una prefazione, un compendio storico e una dettagliata descrizione degli esperimenti che il padre della chimica condusse per concretizzare le sue ambizioni sperimentali.
Quest’ultima parte è quella su cui il prof. Taddia pone un accento particolare per evidenziare la complessità delle indagini del passato rispetto alla rapidità delle indagini attuali, rese più semplici proprio dai miglioramenti teorici e tecnologici maturati dai padri della disciplina. Taddia in particolare si sofferma sulla ricchezza di dettagli che Lavoiser introdusse nelle sue descrizioni di esperimenti per bandire il "pressapochismo" dalla chimica. Lo scienziato francese arrivò al punto di indicare gli artigiani contattati per la realizzazione degli strumenti da laboratorio: "Egli – scrive Taddia (pag. xxxviii) – non manca di dare indicazioni spicciole su come procurarsi accessori minori, dalla colonnina in cristallo, adatta a servire la frutta, al blocchetto di pavé parigino da utilizzare come supporto".
L’intento che accompagna Ciardi e Taddia nella traduzione del testo è quello di riabilitare la chimica, spesso etichettata come antitesi del naturale, al rango di strumento di conoscenza e disciplina di pubblica utilità. La chimica partorita da Lavoiser, riflettono infatti i due autori, è "uno dei frutti maturi della filosofia illuministica", "un ragionevole equilibrio tra progresso tecnologico, sviluppo morale e benessere sociale". La loro riscoperta di Lavoiser, il loro desiderio di ritornare all’origine della disciplina è dunque animato dalla convinzione manifestata da Wilhelm Ostwald nel 1915: "Non vi è alcun mezzo più efficace per ravvivare e approfondire lo studio di una scienza, di quello di penetrare nel divenire storico di essa".