Autore: Howard Brenton
Editore: Nardini Editore
Prezzo: 15 euro
"L’idea di scrivere un dramma utopico mi venne per la prima volta durante le corse al Derby del 1977 a Empsom. Fu una di quelle idee che possono venire a un drammaturgo in una splendida giornata d’estate – e che poi richiedono anni per essere realizzate".
Così scrive Howard Breton, autore di Bloody Poetry, un dramma in cui si registra l’incontro, storicamente avvenuto, tra Shelley e Byron: "Mi interessavano poiché erano stati degli aspiranti utopisti non solo nelle loro opere e opinioni, ma anche nel modo in cui avevano tentato di vivere".
L’utopia viene ricercata tramite aneddoti particolarmente "maledetti", come la scappatella di Byron su per una grondaia, la duplice relazione amorosa di Shelley, l’ammissione di Byron di scrivere solo per effetto del brandy e il suo fingersi pazzo davanti all’altro scrittore dopo averlo trascinato in un manicomio. Ma per contro, alla loro esistenza edonistica e da protagonisti assoluti, si contrappone il nefasto risultato sugli altri della loro ricercata utopia. Muoiono le persone della loro famiglia e i due poeti egoisticamente vanno via dalla patria durante il massacro di Paterloo per dedicarsi alle dame dell’aristocrazia italiana.
Ma mentre la critica giudica negativamente i due personaggi, Breton ha nelle sue intenzioni solo di affermare il valore della libertà individuale, della perseveranza dei due poeti a credere nei loro ideali e del coraggio di affrontare la società e gli eventi della vita senza piegare il capo. "Alla poesia tutto si sacrifica, tutto vale una rima: mogli, figli, patria e regole sociali".
Bloody Poetry esce in Italia, per la prima volta tradotto, con il titolo di "Maledetta poesia", in un’edizione curata da Angela Garutti e Lucia Gunella. Il volume si divide in tre parti. La prima è un’approfondita presentazione in cui viene ripercorsa la vita di Howard Brenton, le sue opere e in particolare il percorso che l’ha condotto a scrivere Bloody Poetry. La seconda parte è una corposa intervista allo scrittore sul suo legame con l’utopia che lui definisce "vivere senza paure di essere oppressi, paura della povertà, della molestia sessuale", la sua considerazione dei propri stessi personaggi e il messaggio che voleva trasmettere, sintetizzato nella frase "La poesia è utile". A questa affermazione segue il dramma vero e proprio.