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Copertina del libro Antifascismo e cittadinanza

Antifascismo e cittadinanza

Autore: Andrea Rapini

Editore: Bononia University Press

Prezzo: 19 euro

Con un occhio all’economia, uno alla cultura e uno alla politica, questo nuovo saggio storiografico analizza l’evoluzione del pensiero antifascista e il suo impatto sulla storia repubblicana. Presente nelle conclusioni anche un’ipotesi sulle costanti storiche del movimento.

L’antifascismo è stato capace di nutrire l’identità nazionale o piuttosto ha rappresentato un ostacolo alla modernizzazione del Paese e alla sedimentazione di un sentire comune? Esiste una memoria antifascista o soltanto un vasto campo di memorie divise e talvolta conflittuali? E come sono cambiate nel corso della storia della Repubblica?

Questo intreccio di domande è alla base di Antifascismo e cittadinanza, il testo nato dagli studi di Andrea Rapini, laureato in Storia contemporanea all’Università di Bologna e attualmente assegnista di ricerca presso l’Università di Teramo. Il libro ospita una ricerca che mette in relazione la storia della memoria antifascista dopo la fine della seconda guerra mondiale e l’evoluzione della cittadinanza repubblicana.

Ispirato a un metodo di lavoro interdisciplinare, il libro delinea anche una storia dei giovani, degli intellettuali radicali e apre spazi di analisi sui movimenti collettivi, sui consumi di massa, sul rapporto tra politica e storiografia e sugli intrecci tra conflitto sociale e istituzione.

Un saggio a più strati, che, cercando di tenere assieme economia, politica e cultura, avanza nelle note conclusive un tentativo di definizione delle invariabili del pensiero antifascista. "Da un canto – scrive Rapini a pag. 202 – esso fu certamente l’opposizione tutta in negativo a un’involuzione autoritaria del paese". D’altro canto, però, l’antifascismo ha da sempre avuto una sua carica positiva costante nell’evoluzione storica: "Esso – prosegue l’autore – intese sempre rispondere al presunto fascismo mediante un allargamento delle maglie della democrazia, con l’inclusione sociale per fasce di soggetti subalterni, fossero essi contadini, giovani apprendisti, braccianti, oprai, militari, donne, malati mentali, carcerati o studenti". Al nocciolo, conclude insomma, Rapini vi era sempre "una modificazione del rapporto tra governati e governanti".

Il testo, suddiviso in quattro capitoli, più introduzione conclusione, è edito dalla Bononia University Press all’interno della collana Storie.