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La Shakespeare Inc. Storia di un intramontabile mito che diventa un’industria.

Qualche settimana fa la ricorrenza della data di nascita e di morte (il 23 aprile) del più grande scrittore in lingua inglese e, in assoluto, di uno dei maggiori scrittori di ogni tempo e provenienza.
ritratto di Shalespeare

Sono passati 390 anni dalla morte di Shakespeare e il culto del bardo non accenna ad affievolirsi. Anzi, Shakespeare è oggi un marchio, un'industria, la "Shakespeare Inc." come l'ha definita il Time, titolando la copertina "Will Power". Nel suo nome si vende di tutto: dalle magliette alle tazze, dai mouse-pads ai cavatappi.  Per non parlare del turismo shakespeariano che porta introiti notevoli nelle casse del regno unito. Il nuovo Globe di Londra, modellato sul "suo" teatro seicentesco, è sempre esaurito. "Ma questo mercato globale non intacca per nulla la sua grandezza, non diminuisce il fascino sempre nuovo, la magia - diremmo con Prospero nella Tempesta - che le parole dei suoi testi evocano, un vero universo di parole". Lo sostiene Giovanna Franci che insegna Letterature Anglo-americane. Con lei abbiamo fatto un gioco partendo proprio da qualche aforisma di Shakespeare.

"Fragilità il tuo nome è donna"…. Cosa pensava Shakespeare delle donne? Quanto c’era nel suo teatro del mondo elisabettiano?
"Non sappiamo, né sapremo, mai, che cosa pensava Shakespeare delle donne, ma sappiamo che cosa ne pensavano i suoi personaggi, dalla Bisbetica Domata a Lady Macbeth dal cuore "maschile", dalla dolce Ofelia, vittima dei poteri maschili, alla fatale Cleopatra. Se è vero, come afferma Harold Bloom, che Shakespeare ha inventato "l'umano", cioè ci ha inventati come personalità, "characters" della modernità, egli è il predecessore che ci plasma e ci modella. E se, attraverso la lingua dell'ambiguità in poesia e il gioco supremo della finzione nel teatro, ha creato il nostro linguaggio e la nostra psicologia,  degli uomini come delle donne - ancora prima di Freud - lo ha fatto a tutto campo, anche se, come si sa, il palcoscenico elisabettiano era popolato solo da uomini e da fanciulli".

"Non c’è nulla di buono o di cattivo in se stesso, ma è il nostro pensiero che lo rende tale". Com’è l’uomo di Shakespeare?
"In Shakespeare troviamo tutte le sfumature della psicologia umana: il bene e il male, il comico e il tragico, il forte e il debole, il maschile e il femminile. E' una vera Bibbia secolare, fonte dei nostri miti".

Allestimenti, ma anche film sin dagli anni Venti. Shakespeare è in assoluto uno degli autori più studiati e rappresentati. Solo per citare un esempio Cocciante sta lavorando ad un musical ispirato a Romeo e Giulietta.. Si parla sempre della sua "attualità". Perché secondo lei Shakespeare è così attuale?
"Anni fa, in un libro famoso, Jan Kott parlava di "Shakespeare nostro contemporaneo". E ancora Bloom lo vede come uno dei fondatori del canone occidentale. Il suo teatro, come forma conoscitiva superiore alle altre, è veramente un teatro-mondo; i suoi testi sono, ancora oggi, copioni di successo per innumerevoli versioni cinematografiche, non solo teatrali. Shakespeare è "il più bravo sceneggiatore del mondo", come ebbe a dire un produttore di Hollywood, che si presta a innumerevoli interpretazioni: non uno, ma cento, mille Shakespeare. Solo pochi esempi meno tradizionali: il film muto di Svend Gade del 1921 dove una bravissima Asta Nielsen recita la parte di Amleto al femminile; "Un Amleto di meno" di Carmelo Bene, del 1973; "Che cosa sono le nuvole" di Pier Paolo Pasolini, con un Otello recitato dai pupi, del 1967. Potremmo riscrivere il titolo del più recente film "Shakespeare in love", di John Madden, del 1998, come "In love with Shakespeare".

Dicono che quello che leggi prima dei 18 anni ti resta nel sangue. Il resto è cultura. Lo sostiene, tra gli altri, il premio Campiello Paola Mastrocola che mette nella sua lista dei 10 libri "imperdibili" il Re Lear. E lei quale Shakesperare metterebbe nella lista under-18?
"Non so se la mia scelta sia la migliore per dei giovani lettori. D'impulso direi "Sogno di una notte di mezza estate". Il mio ricordo è legato a una delle più belle interpretazioni che abbia mai visto, quella che ne diede Peter Brook nel 1970, forte eppure lieve come quelle altalene che si libravano sul palcoscenico. Ma vi si può trovare anche una delle più belle definizioni del potere della creazione poetica che Shakespeare (forse involontariamente) ci ha lasciato:"la penna del poeta....dà a un nulla evanescente la dimora e il nome".