Editore: Cenro di servizi Archivio Storico - Alma Mater Studiorum Università di Bologna
Il disegno di una robusta quercia, dalla quale alcuni giovani raccolgono i frutti, sulla cui folta chioma è incastonato il volto deciso di Giosuè Carducci e le altre vignette comparse sui giornali, le lettere e i documenti del Poeta, gli scritti, le fotografie, le testimoniantze dei suoi studenti, dai primi anni di insegnamento all'Università di Bologna, fino alla veglia funebre del 18 febbraio 1907. In una ricca serie di immagini a colori, il volume "Il professore Carducci" ripropone le opere che fino alla scorsa estate sono state esposte nell'Aula Carducci di Palazzo Poggi, nell'ambito dell'omonima mostra.
Il catalogo presenta per ogni opera rappresentata una puntuale ed esaustiva didascalia, a volte accompagnata da una citazione carducciana o di altri testi riguardanti il Poeta. Oltre alle immagini, poi, ad arricchire il volume sono una serie di testi che ripercorrono la carriera del Carducci professore sotto toni e punti di vista differenti.
Sono infatti otto le sezioni in cui il catalogo è suddiviso: si parte dagli esordi della docenza, con "Riconoscentre dell'onor conferitomi", per passare ad uno sguardo all'ambiente di lavoro, con "La Facoltà di Filologia e Filosofia"; testimonianze degli studenti compaiono in "A scuola da Carducci", mentre la sezione successiva, "Il '68 del Professor Carducci", si concentra sulle difficoltà incontrate nel corso del 1868; si torna in seguito alle allieve ad agli allievi del Poeta con "Le donne all'Università: scientificamente inferiori?" e "Studenti, allievi, discepoli", e si concede spazio anche alla satira, con "Abbasso Carducci!", prima di giungere alla sezione conclusiva, intitolata "Il saluto a Carducci".
In quarta di copertina, accanto al disegno di un Carducci con panciotto, occhialini tondi e cappello a cilindro, una citazione da "Ricordi carducciani", di Giuseppe Lisio, risalente al febbraio 1907: "Il Carducci s'aggirava tra i banchi: sedeva con noi: sbirciava ne' quaderni: d'estate suo sedile prediletto era un gradino in muratura, sotto un finestrone: donde si alzava su: rabescato di calce e ragnateli".