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Bembo e il linguaggio dell'arte nel Rinascimento

E' dedicato al poeta, storiografo, collezionista e letterato del Cinquecento - protagonista in queste settimane di una mostra al Palazzo del Monte di Pietà di Padova - il nuovo appuntamento con I Mercoledì di Santa Cristina
Bembo e il linguaggio dell'arte nel Rinascimento

Per il terzo incontro con I Mercoledì di Santa Cristina - domani, 20 febbraio, alle 17, nell'Aula Magna del Complesso di Santa Cristina - si parla della mostra dedicata a Pietro Bembo in corso nel Palazzo del Monte di Pietà di Padova fino al 19 maggio. A parlarne sarà Davide Gasparotto, direttore della Galleria Estense di Modena, con un'introduzione del docente Unibo Andrea Bacchi.

La mostra "Pietro Bembo e l'invenzione del Rinascimento", curata da Guido Beltramini, Davide Gasparotto e Adolfo Tura, incude opere da Mategna a Raffaello, da Giovanni Bellini a Tiziano, che Bembo collezionò o che vide creare, spesso contribuendo alla loro ideazione. Tornano così a Padova, dopo cinque secoli, i capolavori della collezione che l'intellettuale veneto, poi divenuto cardinale, aveva riunito nella propria casa, ancora esistente nell'attuale via Altinate. Pietro Bembo è una figura poliedrica del Cinquecento, fu poeta, storiografo della Repubblica Veneta e letterato che influenzò in modo determinante la letteratura rinascimentale.

"Perché organizzare una mostra d’arte intorno alla figura di un letterato?", si chiede Davide Gasparotto. "Se questo è Pietro Bembo ci sono almeno due motivazioni fondamentali: da un lato Bembo mise insieme a Padova una collezione d’arte che pur non potendo rivaleggiare in quantità e sfarzo con altre illustri raccolte del tempo, s’impose come un modello agli occhi dei contemporanei; dall’altra egli manifestò un’acuta consapevolezza che l’operazione di unificazione linguistica cui egli aspirava in campo letterario si stava in quello stesso momento attuando sul terreno dell’arte figurativa. Sono gli artisti della Roma di Leone X i primi a raggiungere, anticipando i letterati, il traguardo di una lingua dell’arte che ha la forza di imporsi in maniera autorevole come un modello comune in tutta la Penisola e poco dopo in tutta Europa. Nel proemio al terzo libro delle "Prose della volgar lingua" Bembo manifesta chiaramente questa consapevolezza, individuando senza esitazione i due campioni di questa rivoluzione linguistica in Raffaello e Michelangelo. La ricostruzione della collezione, i rapporti di Bembo con gli artisti (da Bellini a Raffaello a Tiziano), la svolta cruciale della 'maniera moderna' sono il fulcro attorno a cui si è organizzato il progetto della mostra".

Davide Gasparotto, nato a Bassano del Grappa nel 1965, ha lavorato per molti anni alla Soprintendenza ai Beni artistici e storici di Parma e Piacenza, e attualmente è direttore della Galleria Estense di Modena. Pur occupandosi attivamente di tutela territoriale, non ha mai cessato di coltivare i suoi primari interessi di ricerca, che vertono in modo particolare sulla scultura, la glittica, la medaglistica e in generale le arti decorative del Rinascimento italiano. Fra 2011 e 2012 è stato Andrew W. Mellon Fellow presso il Metropolitan Museum of Art di New York.