L'Università di Bologna racconta il suo impegno a Pompei
In San Giovanni in Monte un incontro per raccontare come procede il lavoro di mappatura di uno dei più noti e importanti siti archeologi al mondo, portato avanti dagli operatori dell'Alma Mater
Caschetto da lavoro giallo, giubbotto arancione ad alta visibilità e maglia blu con il logo dell'Alma Mater. Sono ben visibili e riconoscibili gli operatori, gli esperti e gli studenti dell'Università di Bologna impegnati a Pompei per il rilievo topografico e la mappatura dell'antica città romana. Un'attività, parte del Grande Progetto Pompei, che porterà al recupero di una delle aree archeologiche più note e importanti al mondo.
Lunedì 15 giugno, alle 10, nell'Aula Prodi del Complesso di San Giovanni in Monte, gli archeologi della Soprintendenza di Ercolano, Pompei e Stabia e dell’Alma Mater racconteranno i lavori in corso a Pompei nell'ambito del Piano della Conoscenza, un programma di documentazione analitica dello stato di conservazione di Pompei per il quale la scorsa primavera si è tenuta una gara che prevedeva l’assegnazione dell’intero sito, diviso in sei lotti, ad altrettanti operatori economici. L’Università di Bologna è così giunta all’assegnazione del Lotto 3, con un progetto diretto da Giuseppe Sassatelli.
Il Lotto 3 corrisponde alla zona settentrionale di Pompei, tra via Vesuvio e via di dell’Abbondanza: un settore ben noto agli archeologi dell’Alma Mater, impegnati sin dal 1999 nell’Insula del Centenario nell’ambito del Progetto Vesuviana (poi esteso anche al sito di Ercolano). In questa parte della città si trovano alcuni complessi di grande interesse e impatto monumentale come le Case delle Nozze d’Argento e di Lucrezio Frontone o le Terme Centrali. Lungo via dell’Abbondanza sorgono inoltre la Casa dei Casti Amanti (riportata in luce solo negli anni Ottanta), la Casa di Giulio Polibio (che conserva ancora resti del mobilio) e infine la nota Schola Armaturarum (spesso chiamata Casa dei Gladiatori).
Grazie a questo importante risultato, che ha permesso all’Università di Bologna di distinguersi a livello nazionale, i ricercatori e gli operatori del Dipartimento di Storia Culture Civiltà-Sezione di Archeologia hanno intrapreso i lavori sul campo all’inizio della primavera di quest’anno. Il progetto di svolge in collaborazione con altri ricercatori provenienti da altri dipartimenti dell’Ateneo, ma anche di altri atenei come l’Università di Modena e Reggio Emilia e l’Università Politecnica delle Marche.
Gli operatori dell’Università di Bologna sono organizzati in squadre di specialisti al lavoro quotidianamente sul campo nelle varie attività previste dal cronoprogramma. Il solo rilievo topografico, ad esempio, si avvale di una coppia di GPS, quattro stazioni totali e due laser scanner, utilizzate da squadre di circa tre operatori specializzati ciascuna. Parallelamente operano le Squadre Ispettive, composte ciascuna da archeologo, restauratore, architetto, ingegnere strutturista, impegnati nella mappatura del degrado di circa 11mila superfici. Allo stato attuale è in via di completamento la documentazione della Regio V e nelle prossime settimane si prevede di intraprendere quella della Regio IX.
Il progetto è una importante opportunità per mettere a frutto le approfondite competenze maturate in ambito universitario da parte dei tecnici e degli esperti del settore, ma anche una straordinaria palestra per giovani studenti, allievi della Scuola di Archeologia di Bologna, che attraverso questa esperienza nel sito archeologico di fama internazionale, e al tempo stesso molto complesso, possono assistere e seguire queste operazioni: un'occasione formativa eccezionale e irripetibile.