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Quel che resta

Autore: A cura di Maria Giovanna Belcastro, Giorgio Manzi, Jacopo Moggi Cecchi

Editore: Il Mulino

Prezzo: 19€

Scheletri e altri resti umani come beni culturali

Che provengano dalla preistoria o da epoche storiche, i resti umani racchiudono uno straordinario potenziale informativo per la nostra evoluzione bioculturale e per la ricostruzione delle storie di vita del passato. Costituiscono la base della ricerca scientifica in antropologia, ma sono anche di grande interesse per la museologia, per la didattica scolastica e universitaria, per la diffusione delle conoscenze scientifiche sulla natura umana. Rappresentano un vero e proprio archivio biologico delle popolazioni del passato, affiancandosi ai documenti a carattere storico e archeologico; assumono così, a pieno titolo, la valenza di «bene culturale».

Nondimeno, quando si tratta di resti umani è necessario confrontarsi su diversi temi: che tipo di patrimonio culturale rappresentano? quali figure professionali e quali strutture sono adeguati a studiarli e a tutelarli? quali sono i limiti dell’indagine scientifica e della conservazione? come orientarsi nella formazione e nella disseminazione? L’assenza di chiarezza su questi temi può comportare – e, di fatto, ha comportato e comporta – una serie di problemi, con soluzioni solo di carattere generale, spesso non condivise, che si intrecciano con problemi di ordine religioso, etico e sociale, nonché politico.

Maggiori informazioni

Maria Giovanna Belcastro è professoressa ordinaria di Antropologia all’Università di Bologna, dove è responsabile delle collezioni museali di Antropologia. Fa parte del Consiglio Direttivo dell’Associazione Antropologica Italiana. Giorgio Manzi è professore ordinario di Antropologia alla Sapienza Università di Roma, vicepresidente dell’Associazione Antropologica Italiana e Accademico dei Lincei. Con il Mulino ha recentemente pubblicato «L’ultimo Neanderthal racconta: storie prima della Storia» (2021). Jacopo Moggi Cecchi è professore associato di Antropologia all’Università di Firenze e segretario dell’Associazione Antropologica Italiana.