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I Modena City Ramblers al cinema Odeon

28 Aprile 2005

Cinema Odeon

Laissez-passer, la pellicola di Bertrand Tavernier proiettata al cinema Odeon, sarà commentata dalla band dei Modena City Ramblers.

Un dibattito  con i Modena City Ramblers, che presenteranno il loro ultimo album Appunti partigiani e parleranno del rapporto della loro musica con la storia, sarà il contorno, giovedì 28 aprile alle ore 10 presso il cinema Odeon, Via Mascarella 3, della proiezione gratuita del film Laissez-passer di Bertrand Tavernier (2001), pellicola inserita nel ciclo "Film, Storia, Memoria/11", quest’anno intitolato Così vicino, così lontano – Cinema e Resistenza. Con il nuovo film Bertrand Tavernier torna agli anni dell'Occupazione nazista e con lo sguardo dello storico, scevro da pregiudizi, parla del cinema di quegli anni, che riuscì a sopravvivere nonostante le difficoltà, la mancanza di pellicola e soprattutto di libertà. Racconta le vicende del regista Jean Devaivre e dello sceneggiatore Jean Aurenche le resistenze personali e politiche del primo, che accetta di lavorare per la casa di produzione cinematografica tedesca Continental, e il rifiuto del secondo che resisterà e combatterà solo con la penna. Scelte artistiche indubbiamente opposte ma non prive di forti implicazioni politiche, che meglio di altre descrivono un periodo storico complesso e spesso persino contraddittorio. Tavernier resta al di sopra delle parti e non permette il confronto tra i due uomini e le loro scelte. Le esitazioni di Aurenche sottolineano così la determinazione di Devaivre e l'incoscienza di quest'ultimo aggiunge valore al lavoro intellettuale del primo. Fondata nell'ottobre 1940 a Parigi da Max Winkler, nominato da Goebbels ministro della Propaganda e Informazione nazista, la casa di produzione Continental, diretta da Alfred Greven, ebbe il merito di risollevare le sorti della cinematografia francese che soprattutto nella zona occupata si era quasi completamente fermata. Nel solo primo anno di costituzione garantì la realizzazione di 11 film, e un totale di 30 film tra il 1941 e il 1944. Nessun capolavoro certo, ma comunque dei buoni film. L’inquietante direttore della Continental, sostenuto da Goering suo intimo amico, puntava alla realizzazione di profitti economici ma attraverso la produzione di film francesi di qualità; sebbene tra gli intellettuali del tempo il clima fosse indubbiamente a lui sfavorevole, Greven riuscì nel suo intento, assicurandosi la collaborazione di grandi nomi tra attori, registi e autori. Per scrittori come Marcel Pagnol o Sacha Guitry, ed attori come Jean Gabin o Louis Jouvet che rifiutarono categoricamente, ci furono altrettanti che invece accettarono, ricevendo in cambio garanzie di indipendenza politica e di propaganda. È proprio su questo dilemma interiore, sugli interrogativi personali e professionali che Tavernier costruisce Laissez-passer, in uno straordinario andirivieni di personaggi storici d'eccezione come lo sceneggiatore Jean‑Paul Le Chanois, ebreo comunista, i registi Maurice Tourneur e Claude Autant‑Lara e attori come Daniel Gélin e Martine Carol. Un magnifico documento sul cinema francese attraverso cui il 60enne regista mostra tutto il suo appassionato interesse senza mai essere nostalgico. Un film senza eroi ma solo persone fiere del proprio lavoro, divise dall'interiore dubbio se accettare o meno i compromessi dell'Occupazione in nome della propria arte. Scritto in collaborazione con Jean Cosmos, che visse in prima persona l'epoca della Continental, lavorando come responsabile della ricostruzione degli Studi della produzione a Boulogne, Tavernier si è ispirato ai racconti dei due protagonisti, Jean Aurenche, sceneggiatore di molti dei suoi film, e Jean Devaivre. Attaccato e criticato dalla stampa che lo ha accusato di revisionismo e di considerare il cinema di quegli anni come l'Età dell'oro, sminuendo l'importanza politica oltre che artistica della Nouvelle Vague, il film ha invece entusiasmato il pubblico portando in sala nelle prime tre settimane circa 200.000 persone. Ma non c'è alcun giudizio in questo lungo racconto (2 ore e 50), solo un omaggio sentito e sincero a coloro che come lui oggi, continuarono allora a raccontare storie attraverso le immagini. (Valeria Chiari, Laissez-passer in «Rivista del Cinematografo», marzo 2002).