Logo d'ateneo Unibo Magazine

Mostra per data

Segnala un evento

Il servizio che permette di segnalare a UniboMagazine e alla Newsletter UniboCultura le iniziative culturali organizzate dall'Università di Bologna.

Nuovo spazio per l’ambiente a Monterenzio

14 Maggio 2005

Museo Archeologico "L. Fantini" di Monterenzio

Al Museo Archeologico "L. Fantini" di Monterenzio sarà inaugurata una nuova sala dedicata al territorio.

Sabato 14 maggio alle ore 16,30 nel Museo Archeologico "L. Fantini" verrà inaugurata una nuova sala dedicata al territorio delle valli dell’Idice e dello Zena. Si tratta di un arricchimento importante dell’attuale grande sezione archeologica, che tre settimane fa è stata integrata di una parte archeozoologica e paleobotanica dedicata al mangiare e al bere delle comunità di Etruschi, Celti e Romani che abitarono in questa fetta di montagna bolognese a partire dal 400 a.C. La cornice territoriale è stata sin dalla prima inaugurazione del Museo Fantini, nel lontano 1983, una parte essenziale del quadro storico dell’appennino nell’antichità. Il catalogo del Museo pubblicato nel 1983 si intitolava infatti: "Monterenzio e la valle dell’Idice, archeologia e storia di un territorio" (Bologna, 1983, Grafis edizione). Il territorio antico ha avuto grande importanza nel rapporto con l’uomo e le comunità che vi abitarono di epoca in epoca: da semplice zona di transito per cacciatori, diventa sede di insediamenti periodici, di accampamenti mesolitici (fino a 6.500 anni prima di Cristo), quindi sede di abitati stabili nell’età del Bronzo (1.300-1.200 a.C. Monte Bibele, Monterenzio Vecchio, Castel de’ Britti, Grotta del Farneto, per citare solo i luoghi più importanti) e infine gli Etruschi di epoca villanoviana (800–700 a.C.: Settefonti, Castelnuovo di Bisano, Pizzano) e di età gallica (400-200 a.C. Monte Bibele, Monterenzio Vecchio) e infine di età romana, quando il territorio si riempie di fattorie, simili ai ranch del far west. Fattorie abitate da coloni che vivono di allevamento, agricoltura e in rapporto alle fortune di una via romana che corre sul crinale Idice- Sillaro e nota come la via Flaminia "minore". In questo lungo arco di tempo che possiamo seguire con i mezzi della ricerca archeologica, vediamo l’uomo e gli uomini prendere possesso e controllo progressivo del territorio: insediamenti adattati a pendii o costruiti sulle cime delle colline, terreni disboscati e trasformati in terreni agricoli, rete di percorrenze e strade di grande importanza tracciate sui crinali, a cominciare dalla famosa via del console Caio Flaminio del 187 a.C. Il territorio poi ha una sua storia ancora più antica, molto lontana dalla presenza fisica dell’uomo, fossili, minerali, formazioni cristalline… fanno parte di quel paesaggio che avvolge chi percorre ancora oggi le nostre vallate: argille scagliose, formazioni dei gessi, arenarie gialle… il paesaggio cambia, perché mutano le sue componenti geologiche e il loro contenuto. Questo aspetto si è dunque voluto ri-presentare, dopo che era stato tolto dalla nuova esposizione, solamente per mancanza di spazio nel Museo. In realtà lo spazio non è aumentato, ma di necessità virtù, si è sacrificato un settore destinato ad altre funzioni per fare presente questa nuova esigenza di sviluppo, esigenza macroscopica, piccola punta di un iceberg ancora sommerso (l’ambiente naturale, l’età medievale, l’architettura della montagna…) che assieme all’Amministrazione Comunale di Monterenzio speriamo di potere sviluppare entro nuovi spazi progettabili e che completerebbero l’attuale edificio del museo. A conclusione, non per importanza secondaria ma per sottolineare il ruolo importante che questa esperienza ha costituito per tutti noi, residenti o semplici frequentatori della valle dell’Idice: la TAV s.p.a.E’ grazie a un contributo annuale e rinnovato della TAV s.p.a. (Treno Alta Velocità) che il Museo di Monterenzio ha potuto vivere dalla data della sua inaugurazione in poi. Nato con sforzi importanti di enti diversi (Ministero dei Beni Culturali, Regione Emilia-Romagna, Comunità Montana n. 5, Università degli Studi di Bologna, Comune di Monterenzio) il Museo ha svolto la propria attività con l’impegno diretto del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna, che in convenzione col Comune di Monterenzio ha avuto una parte di risorse necessarie per il lavoro degli archeologi e del personale di servizio giornaliero al Museo. TAV ha condotto i propri lavori di costruzione della tratta ferroviaria anche nella valle dell’Idice ed evidentemente il suo intervento ha lasciato tracce: nella nuova costruzione di tunnel e di ponti, nella ri-localizzazione del materiale estratto dalle viscere della terra, nella costruzione di infrastrutture di pubblica utilità, nel contributo che finanzia strutture culturali del territorio. Tutti i percorsi nei quali erano previsti scavi sono stati accompagnati dal controllo delle Soprintendenze Archeologiche e proprio questo fatto ha portato anche a inaspettate scoperte archeologiche. La presenza della TAV nella valle dell’Idice ha lasciato un segno che costituisce uno dei segni della storia su paesaggi e comunità. Noi studiamo con orgoglio il passato, e se sarà ancora di moda, altri potranno prendere in conto anche la storia del paesaggio 2000, così come oggi si guarda indietro e si osservano le mastodontiche opere dell’autostrada Bologna- Firenze degli anni ’60. Il rapporto tra uomo e ambiente è sempre esistito, in un confronto di forze in complementarità o in opposizione: ma l’uomo modella e adatta per sé e per i suoi, consapevolmente, la natura spesso travolge l’uomo se quest’ultimo non si occupa di prevedere i suoi punti di debolezza e di fragilità e di volgere in positivo per sé quanto è possibile. Per migliorare la qualità della vita, propria, delle comunità, dei propri figli. E’ sempre stato così, ma oggi si è ancora più forti ed esperti che nel passato. Abbiamo dunque voluto dare uno spazio anche a questa presenza-incidenza delle opere TAV nella nostra vallata e questo spazio è stato inserito nella sala del territorio. Ma non dimentichiamo che alle origini di tutto vi è stato un monte, il cui nome noto agli appassionati di Appennino o di Luigi Fantini o di Celti è "Monte Bibele". E proprio il nome di Monte Bibele è stato dato a un grande tunnel che attraversa le viscere di questa montagna verso la terra degli Etruschi a sud a partire dalla terra dei Celti a nord. Con questa nuova iniziativa dunque sottolineiamo che è stato e continuerà ad essere essenziale e vitale il concorso finanziario della TAV per l’esistenza del Museo, ma vogliamo ancora ricordare che altri enti e strutture collaborano a rendere vitale questo Museo del Bolognese: dalla Provincia di Bologna, all’IBC dell’Emilia- Romagna, alla Fondazione Carisbo, alla Soprintendenza Archeologica, all’Università di Bologna che col Dipartimento di Archeologia pilota ed assicura la conduzione scientifica di tutte le attività, comprese quelle di esplorazione archeologica. Appuntamento dunque per sabato 14 maggio ore 16,30 al Museo Archeologico "L. Fantini" in Monterenzio. Per informazioni: tel. 051.929766 o 347 2374158.