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24 Gennaio 2006
Aula Prodi
"Questo non è un libro di storia. È quel che mi rimanda la memoria quando colgo lo sguardo dubbioso di chi mi è attorno: perché sei stata comunista? perché dici di esserlo? che intendi? senza un partito, senza cariche, accanto a un giornale che non è più tuo?". Sono parole di Rossana Rossanda. Quelle che la fondatrice de Il Manifesto adopera per introdurre il suo ultimo libro: La ragazza del secolo scorso. Testo che martedì 24 gennaio, alle 18, sarà presentato nell’Aula Prodi di Piazza San Giovanni in Monte 2. Oltre all’autrice, prenderà parte all’evento promosso dall’Università di Bologna-UniboCultura, Vita Fortunati, docente di letteratura e pioniere dei gender studies, che avrà il compito di coordinare e introdurre tre personaggi dotati di un’angolatura molto particolare sul ‘900: l’assessore alla cultura del Comune di Bologna Angelo Guglielmi, il saggista e critico Franco Moretti e il giornalista Gianni Riotta. I cinque dell’aula Prodi rifletteranno su uno scritto che si presenta come un’autobiografia al femminile del secolo scorso. Un’autobiografia percorsa dalla domanda più scomoda per una comunista: perché il comunismo è finito così brutalmente. "Comincio dall’interrogare me", dice Rossanda, per la quale la memoria è un fatto: "Dopo oltre mezzo secolo attraversato correndo, inciampando, ricominciando a correre con qualche livido in più, la memoria è reumatica. Non l’ho coltivata, ne conosco l’indulgenza e le trappole. Anche quelle di darle una forma. Ma memoria e forma sono anch’esse un fatto tra i fatti. Né meno né più".