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23 Marzo 2006
Accademia delle Scienze
La storia della chimica bolognese è stata influenzata da due fenomeni scientifici che hanno calamitato fino in tempi recenti l’attenzione di scienziati e profani: la luminescenza di una pietra locale e la fragilità di alcune ampolle di vetro. L’origine del primo fenomeno affonda le radici agli inizi del Seicento, quando un curioso calzolaio, Vincenzo Casciarolo, scovò nei pressi di Paderno una pietra che, dopo calcinazione su carbone rovente ed esposizione al sole, continuava a rilucere al buio. Il secondo giallo, quello delle ampolle che si sbriciolavano gettandovi un granello all’interno, balzò invece agli occhi dei fisici nei primi anni del Settecento e gli studi che ne seguirono furono chiamati in causa cinquant’anni dopo, quando alcuni vasetti, commissionati dal Monte di Pietà di Bologna per contenere diamanti, finirono stranamente in pezzi. La Pietra e le ampolle bolognesi diventarono oggetti ambiti per i viaggiatori e così, fino ai primi decenni dell'Ottocento, le Guide di Bologna continuarono a citare una fornace di vetri e cristalli in cui si potevano acquistare le "bocce bolognesi ben note ai fisici". Il fascino di queste leggende non trascurò poi di ammaliare la letteratura, che prese spunto più volte da queste dispute scientifiche. Anche in tempi molto recenti, come testimonia l’incursione di Giancarlo Martelli, lo scrittore bolognese che proprio alla pietra di Bologna ha dedicato "La luna nel bicchiere", uno dei racconti inseriti nella raccolta Il pendant di Lapislazzuli, pubblicata con Pendragon nel 2005. Ora è invece la storia della scienza a tornare sulla pietra e le ampolle di Bologna. Le loro vicende di luminescenza e insolita fragilità, e le interpretazioni che la ricerca vi ha dato successivamente, saranno infatti al centro dell'incontro del 23 marzo (ore 16.30 - Sala Ulisse) all’Accademia delle Scienze di Bologna in via Zamboni 31. Sull'argomento, "Bologna nella storia della chimica. La pietra e le ampolle che divertivano il popolo e appassionavano gli scienziati", parlerà Marco Taddia, docente di Chimica Analitica del Dipartimento Ciamician. Introduzione di Gianfranco Cainelli.