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11 Aprile 2006
Aula absidale di S. Lucia
Prosegue la stagione concertistica del Centro La Soffitta – Dipartimento di Musica e Spettacolo, a cura di Giuseppina La Face Bianconi, Maurizio Giani e Saverio Lamacchia. Alcuni dei concerti in programma sono realizzati in collaborazione con altri Enti, tra i quali l’Istituto musicale pareggiato "Giuseppe Verdi" di Ravenna per due dei dodici concerti: 28 febbraio e, appunto, 11 aprile. La preparazione del concerto odierno è stata curata dai docenti dell’Istituto ravennate: Vanni Montanari, Maria Francesca Baldi, Luca Falasca e Luciano Bertoni. Martedì 11 aprile ore 21 in Aula absidale S. Lucia (via de’ Chiari 25/a, Bologna). Il canto del pastore vedrà protagonisti cinque studenti dell’Istituto musicale pareggiato "Giuseppe Verdi" di Ravenna: Silvia Marini, flauto; Nicoletta Bassetti, violino; Michela Gardini, violoncello; Maria Grazia Amato e Mirko Maltoni, pianoforte. In programma: di Ludwig van Beethoven la Sonata in fa maggiore op.24 "La primavera" per violino e pianoforte; di Franz Schubert la Sonata in Re maggiore op.137 n.1D.384; di Carl Maria von Weber il Trio in Sol minore op.63 per flauto, violoncello e pianoforte. Ingresso libero. La letteratura sonatistica del classicismo viennese ricerca l’omogeneità delle parti: le funzioni di melodia e accompagnamento sono sempre chiaramente riconoscibili, come nello stile galante di metà Settecento, ma circolano fra le varie voci, che vengono ad assumere pari importanza. Questo principio viene perseguito in ogni organico, anche nel duo violino e clavicembalo o pianoforte, cosicché, se fino a pochi anni prima la melodia è sempre al violino e l’accompagnamento allo strumento a tastiera, tra la fine del Settecento e nel primo Ottocento la melodia emerge dal dialogo tra i due strumenti. Ludwig van Beethoven, che per tutta la vita coltivò col pianoforte un rapporto d’elezione, portò a pieno sviluppo questa nuova concezione del tessuto musicale. Egli scrisse le sue prime sonate per violino e pianoforte tra il 1797 e il 1801. Tra le predilette dagli interpreti e dal pubblico è la quinta, l’op. 24 in Fa maggiore, detta La primavera. Il titolo non è di Beethoven, e pare si debba ad Anton Schindler, devoto segretario tuttofare del Maestro. Quest’opera leggiadra e scorrevole, caratterizzata da una grazia serena, è la prima sonata per violino e pianoforte di Beethoven ad essere strutturata in quattro movimenti. Un rispetto ancora più ossequioso dei modelli di Haydn e Mozart si nota nella Sonata in Re maggiore op. 137 n. 1 D. 384 di Franz Schubert, la prima di una triade di sonate per violino e pianoforte scritte nel 1816 e pubblicate, postume, dall’editore Diabelli vent’anni più tardi col titolo di "sonatine". Sono opere periferiche nella produzione cameristica di Schubert, ascrivibili al genere della Hausmusik, musica a destinazione domestica, normalmente senza grandi pretese di virtuosismo strumentale. Non si conoscono le circostanze della genesi dell’op. 137, ma è plausibile pensare ad una schubertiade, con l’autore che accompagna al pianoforte gli amici. Un’opera d’ampio respiro è invece il Trio op. 63 in Sol minore per flauto, violoncello e pianoforte di Carl Maria von Weber, che rivela, come la restante produzione cameristica del grande operista tedesco, l’interesse per la policromia dei timbri e la predilezione per gli strumenti a fiato, oltre che per il pianoforte. Il Trio si apre con un Allegro moderato, che ad alcuni è potuto parere l’allegro di sonata più riuscito di Weber. Il carattere spiccatamente romantico della composizione è confermato dal terzo movimento, Andante espressivo, sottotitolato Schäfers Klage (Il lamento del pastore). Il tema elegiaco dell’Andante espressivo risale ad una composizione precedente; il Trio fu portato a termine nel 1819, durante un soggiorno estivo a Klein-Hosterwitz e dedicato a Philipp Jungh, appassionato di musica ed eccellente violoncellista. Per informazioni: Centro La Soffitta tel. 051 2092413 – www.muspe.unibo.it