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17 Maggio 2006
Aula Magna di Santa Lucia
Ha scritto un libro e ha girato un documentario che sono al contempo la storia di tre grandi storie. La storia dell’uomo e delle sue migrazioni preistoriche. La storia degli uomini che hanno faticosamente ricostruito questa fitta trama di spostamenti millenari. E la storia degli uomini che ancora oggi preservano la loro specificità genetica e culturale sfuggendo all’omologazione delle società contemporanee. Lui, il trentasettenne genetista americano Spencer Wells, autore con il National Geographic di The Journey of Man, sarà a Bologna, ospite della Festa della Musica e della Genetica, mercoledì 17 maggio alle ore 10 presso l’Aula Magna di Santa Lucia (via Castiglione 36). Spencer Wells, biologo allievo di Richard Lewontin e Luca Cavalli Sforza, presenterà gli ultimi sviluppi del "Genographic project", il rivoluzionario progetto di ricerca, da lui stesso coordinato, che mira a realizzare, attraverso l’analisi dei campioni di DNA messi a disposizione da centinaia di migliaia di persone, una mappatura delle popolazioni umane che hanno colonizzato il pianeta. Il progetto "Genographic", che gode del supporto informatico di IBM, porterà alla realizzazione di un database pubblico che conterrà una delle maggiori collezioni di informazioni genetiche sulle popolazioni umane mai raccolte. I dati serviranno ad arricchire di dettagli l’affresco sulle migrazioni dell’uomo che i genetisti hanno già dipinto inseguendo le mutazioni genetiche occorse nel Dna mitocondriale e nel cromosoma Y, gli unici due segmenti del nostro bagaglio genetico che non subiscono un rimescolamento nella fusione tra i gameti di madre e padre. Il Dna mitocondriale, quello contenuto negli organelli cellulari deputati alla produzione di energia, è trasmesso unicamente dalla madre, un filo diretto con la nostra Eva genetica. Il cromosoma Y, quello che determina la sessualità maschile, è invece trasmesso unicamente dal padre, un filo diretto con il nostro Adamo genetico. Due antenati, comuni a tutti gli uomini di oggi, che vissero in Africa circa 60.000 anni fa. Adamo ed Eva non erano gli unici uomini del loro tempo. La loro progenie però è stata l’unica veramente vincente, quella che è arrivata fino a noi. Da loro sono partite le ondate migratorie che hanno portato alla conquista dell’Europa e dell’Asia (40.000 anni fa), dell’Australia (50.000) anni, dell’America del Nord (20.000 anni fa) e di quella del Sud (12.000 anni fa). Le loro rotte, influenzate dal clima, dai movimenti tettonici e dalle rivoluzioni culturali (linguaggio e agricoltura), sono state ricostruite seguendo le mutazioni che il tempo ha depositato nel loro Dna. Mutazioni che i genetisti hanno identificato con sigle come "M130" o "K1", ricavando articolate mappe sulla cronologia e le rotte di marcia dei nostri antenati. Spencer Wells racconta la lunga caccia a queste tracce biologiche. Facendolo racconta anche l’epopea della scienza moderna, citando biologi, climatologi, geologi e antropologi che hanno unito i loro sforzi per aggiungere i tasselli mancanti a completare il mosaico. Un sogno a cui hanno partecipato ricercatori di ogni parte del mondo. Un sogno figlio dell’ultima grande rivoluzione culturale dell’uomo: la globalizzazione. Quello stesso fenomeno che oggi rischia di cancellare definitivamente le tracce del passato. L’ultima storia raccontata da Spencer Wells, quella di popolazioni che conservano la loro specificità biologica e culturale, sembra infatti giunta al termine. All’orizzonte si profila un melting pot, di cui New York è già un esempio, in cui tanto la cultura quanto la genetica confluiscono in un groviglio impossibile da districare. Il progetto Genographic è forse dunque l’ultima occasione per ricostruire il nostro passato, arrivando alle origini del nostro viaggio. Un itinerario lungo 60.000 anni e 2.000 generazioni alla fine del quale ci scopriamo tutti differenti e tutti parenti. Portatori di migliaia di tratti somatici e culturali figli di una bagaglio genetico condiviso al 99,9%.