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Architetti ‘art nouveau’

14 Dicembre 2006

Facoltà di Ingegneria

Per il ciclo di "conferenze di facoltà", Giuliano Gresleri racconta le l’art nouvea in un viaggio artistico tra Bologna e Vienna.

La Facoltà di ingegneria ospita la "conferenza di Facoltà" del prof. Giuliano Gresleri del Dipartimento di Architettura e Pianificazione Territoriale, Università di Bologna  sul tema: "Vienna versus Bologna: dissoluzione e ricostruzione dell’architettura". L’appuntamento è per giovedì 14 dicembre ore 17.00 nell’Aula magna della Facoltà di Ingegneria, via Risorgimento 2 Bologna. La conferenza partirà dalle ricerche più recenti che hanno messo in evidenza l’interesse degli Ingegneri della Scuola di Applicazione e degli Architetti dell’Accademia Clementina per il mondo della sperimentazione artistica nella Vienna fin de sieclé. Per le particolari condizioni politiche in cui l’Austria di trova coinvolta alla fine del XIX secolo e per la temperia culturale che vi regna, Vienna e Praga divengono un luogo culturale di cui l’Art Nouveau si fa interprete. L’apologia delle tecniche costruttive all’applicazione delle quali è affidato il progresso della società civile e la creazione delle sue strutture di servizio, mettendo in luce la crisi di tutti i linguaggi tradizionali. Gli Ingegneri e gli Architetti viennesi sono infatti protagonisti della vita intellettuale della città perché è a loro e agli artisti che è affidato sinceramente il rinnovo della capitale. I giovani bolognesi che –sotto la guida del prof. Jacopo Benetti (collaboratore di Cesare Rozzaboni, instancabile organizzatore di missioni viennesi)- vedono nell’esperienza austriaca un mondo in cui il sapere tecnico non supera il momento sovrastrutturale e si fa strumento politico di un nuovo modo di gestire la città. Solo in un secondo momento, quando l’Arte della secessione si farà "stile" e Olbrich, emigrante a Darmstadt, si impegnerà nella costruzione della Kunstler Kolonie si paleserà in modo evidente il ruolo al quale l’Art Nouveau era chiamato: vestire e mascherare una realtà che si disfaceva perpetuando sé stessa. La raffinatezza di Klimt e di Hoffman scrivono agli architetti futuristi in senso progressivo: nella interpretazione antiaccademica del fatto tecnologico essi sapranno esprimere la volontà rigenerante di un mondo in rapida mutazione.