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La convenzione Italia-Cina contro le doppie imposte sui redditi

4 Marzo 2006

Facoltà di Giurisprudenza

I vent’anni dell’accordo saranno celebrati in un convegno che sancirà anche la firma ufficiale della convenzione tra l’Università di Pechino e la Scuola europea di alti studi tributari.

Federico Rampini, corrispondente di La Repubblica titola un libro Il secolo cinese. Tutti parlano di Cina. E tutti, soprattutto, vogliono investire in Cina. Pochi però riflettono sulle conseguenze di questa massiccia delocalizzazione in Estremo Oriente. Là dove la logica deduttiva lascia il posto alla logica per analogia. Là dove il recente passato ha radicato una prassi amministrativa d’autorità estranea ai vincoli legislativi. Là dove sono poco noti i livelli di imposta sulle attività produttive e quindi i costi che gli investitori devono sostenere. "«Dove devo pagare le imposte?» è una delle domande più frequenti in questi contesti", dice Adriano Di Pietro, docente di Diritto Tributario all’Università di Bologna. "E la risposta – prosegue il professore – è in entrambi gli stati". A meno che non esista un accordo che regolamenti i rapporti commerciali in maniera diversa. Tra Italia e Cina un accordo di questo tipo esiste dal 1986. Fu siglata allora la convenzione Italia-Cina contro le doppie imposizioni nelle imposte sui redditi. A vent’anni di distanza quel documento è ancora attuale ed è al centro del convegno promosso per il 4 marzo dalla Scuola europea di diritto tributario dell’Università di Bologna. L’evento, che rappresenta una delle prime iniziative favorite dal Collegio di Cina, sarà anche l’occasione per firmare il nuovo sodalizio tra la Scuola europea di alti studi tributari e l’Università di Pechino. "Attorno al tavolo – precisa Di Pietro – ci saranno docenti di diritto tributario italiani e docenti di diritto tributario cinesi". Uniti in un incontro teso a favorire non solo un avvicinamento commerciale ma anche un avvicinamento culturale. "Abbiamo rinunciato all’inglese come lingua franca", afferma Di Pietro. Spazio dunque al plurilinguismo e via alla compilazione di un glossario per i termini giuridici: "L’obiettivo – conclude Di Pietro – è collegare parola e concetto: non vogliamo solo illustrare come un termine si traduce ma anche cosa significa". L’incontro tra Italia e Cina del 4 marzo, prima tappa di un percorso che dovrebbe istituzionalizzare una giornata italo-cinese a cadenza annuale, sarà ospitato dalla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bologna in via Zamboni 22.