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18 Ottobre 2006
Aula absidale di Santa Lucia
Serata dedicata alla musica tradizionale giapponese quella di mercoledì 18 ottobre (ore 21) nell’Aula absidale di Santa Lucia (via de’ Chiari 25/a). Alla presenza, oltre che dei rappresentanti delle istituzioni locali, tra cui anche il Console Generale del Giappone Azuma Hiroshi, il gruppo Gidayu Bushi - che nella propria tournée europea toccherà oltre l'Italia (Roma; Bologna; Venezia; Cagliari) la Francia, la Svizzera, la Germania e la Russia - proporrà una serata speciale con brani tratti da Ichi no Tani futaba gunki (Cronaca della battaglia di Ichi no Tani, riduzione dallo Heike Monogatari). Nell'antica tradizione teatrale giapponese del ningyo joruri (il joruri delle marionette), nato poco prima del XVII secolo e detto bunraku a partire dal XIX secolo, si fondono tre arti: la musica dello shamisen, la declamazione del tayu e la manipolazione delle marionette ningyo. Pur in un'armonia e in un equilibrio formale ineccepibili le tre arti dialogano e si intrecciano in un caleidoscopico gioco di sfasature che ne sottolinea da un lato l'interdipendenza nella realizzazione di un'opera d'arte totale, dall'altro l'autonoma e singolare dignità di ogni componente. È così invalso, rispetto agli spettacoli allestiti con le marionette, l'uso di proporre brani in forma di concerto, sujoruri appunto, con in scena i soli tayu e suonatore di shamisen: tali concerti sono particolarmente apprezzati dal pubblico per la possibilità di godere del virtuosismo degli esecutori. In tale distinzione tra uditivo e visivo e di autonomo sviluppo delle due dimensioni, è necessario precisare che nel ningyo joruri sin dalle origini è il narratore la figura principale che gioca un ruolo importante nello spettacolo: nella fase antica egli compone o commissiona e appone il suo nome sul testo drammatico di cui è garante, testo in seguito composto da scrittori professionisti a servizio esclusivo dei teatri; è responsabile della compagnia e spesso titolare della gestione del teatro stesso. Assieme allo shamisen il tayu conduce la recitazione del testo e dunque lo svolgimento scenico. Il tayu, secondo Takemoto Gidayu (1651-1714) - il cantore cui si deve lo stile di recitazione ancora oggi in uso - è l'interprete unico dell'intero dramma: introduce le scene, narra gli eventi, descrive azioni, comportamenti e sentimenti dei personaggi e dà voce alle loro parole, ma non imita timbri di voce diversi bensì interpreta musicalmente e drammaticamente una voce che sia carica di emozioni, riversata ora con impeto ora con delicatezza inauditi. Un'arte così pregevole è però il risultato di un lungo e rigoroso apprendistato: la tradizione è tramandata da secoli da maestro ad allievo e ancora oggi può considerarsi maestro solo colui che abbia alle spalle almeno trenta, se non cinquanta, anni di rappresentazioni come professionista. Una tale dilatazione dei tempi non va interpretata come una gratuità: è internamente motivata considerando come un tayu e un suonatore di shamisen debbano, pescando dal bagaglio esperienziale della propria vita, attingere alle numerose sfumature dell'esistenza umana per interpretare non un solo personaggio per volta, bensì tutti quelli compresi dal dramma rappresentato. Questo raffinatissimo genere spettacolare giapponese è l'unico teatro di marionette per cui siano stati espressamente scritti capolavori letterari: al momento del suo massimo splendore i suoi testi e le sue tecniche furono addirittura adottati dal teatro kabuki - un teatro di attori in carne ed ossa ancora oggi estremamente popolare in Giappone - per superare un momento di crisi e di disaffezione del pubblico. Per dare modo anche al pubblico italiano di godere appieno della bellezza poetica del repertorio joruri il concerto sarà integrato dalla proiezione di sottotitoli e a tutti i partecipanti verrà distribuita una piccola pubblicazione, a cura della Japan Foundation, con la traduzione integrale, condotta da Bonaventura Ruperti, dei brani proposti. L’ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.