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27 Ottobre 2006
Aula Prodi, piazza San Giovanni in Monte 2, ore 17,30
Questo libro, scritto da un ex-funzionario comunitario con una lunga esperienza industriale, è una sensibilizzazione alla nostra appartenenza ad una comunità più vasta di quella del nostro Paese e ad alcuni aspetti dell’evoluzione della nostra società, trasformata dalla tecnologia, dalla globalizzazione e dall’interconnessione. Con parole semplici l’autore ripercorre le tappe della costruzione europea e presenta nel quadro della società dell’informazione, le politiche tecnologica, della ricerca e dell’innovazione, alla luce del loro obiettivo di aumentare la competitività dell’economia europea e di assicurarne una crescita sostenibile. Stajano coglie lucidamente i fattori e le dinamiche che uniscono ricerca, qualità e competitività, e li collega al ruolo dell’Europa, offrendo al lettore la possibilità di cogliere i valori sempre attuali dell’edificio comunitario nato dalla visione federalista che propose l’Unione europea in termini di pace, solidarietà e sviluppo Questo percorso approfondisce la creazione del mercato interno, della politica di concorrenza e della politica economica e monetaria. Il volume di Stajano su Ricerca, qualità, competitività è un contributo accuratamente documentato in favore dell’adozione di politiche per la competitività basate sull’istruzione, la formazione permanente, la ricerca e l’innovazione. Non si tratta di un saggio di scienza politica, piuttosto della presentazione pragmatica di quali strumenti offrono le istituzioni europee in tema di ricerca industriale per la competitività. I destinatari sono docenti di corsi sulla politica comunitaria della ricerca e sulla politica per uno sviluppo sostenibile dell’economia nell’Unione europea; i ricercatori industriali ed accademici che intendono scrivere proposte di progetti per i programmi di ricerca; gli studiosi di affari europei, in particolare di vicende comunitarie legate alla ricerca ed alla competitività. L’autore prova con un’argomentazione documentata, con ricchezza di dati, riferimenti bibliografici e spunti per riflessioni, che il conseguimento degli obiettivi di crescita sostenibile possono essere raggiunti solamente attraverso le sinergie della collaborazione comunitaria ed una riformulazione delle priorità delle strategie nazionali che metta al primo posto istruzione, formazione e ricerca, considerando queste politiche quali investimenti produttivi prioritari e non come costi da tagliare per ridurre il disavanzo del bilancio dello stato. L’analisi che ne risulta definisce, con un attento riferimento alla realtà italiana, i problemi, e le difficoltà di politiche nazionali di ricerca e di innovazione sempre più inadeguate ad affrontare con successo i grandi cambiamenti indotti dalla tecnologia e dalle sfide legate alla struttura ed alle dimensioni delle imprese italiane. Ne consegue l’inevitabilità, per un paese come l’Italia, di dover puntare su una più consapevole e più convinta partecipazione ai programmi europei, per assicurare il recupero di competitività e la crescita necessaria per rimanere agganciati ai paesi più industrializzati. Non va trascurato il grande interesse del continuo riferimento alla realtà italiana, con numerose informazioni utili non solo ai politici o agli studiosi, ma a chiunque cerchi chiarezza su questioni su cui la polemica politica ha prodotto molto fumo. Tra queste, la discussione sui vantaggi dell’apprezzamento dell’euro sul dollaro, sugli aumenti dei prezzi indotti dall’euro, sugli effetti nefasti prodotti dall’azione contro il Patto di crescita e stabilità e dalla riduzione degli investimenti per la scuola e per la ricerca. Dall’analisi dei dati risulta la necessità di un intervento immediato: l’Italia, pur con enormi potenzialità, è tra gli ultimi Paesi in Europa a investire nella ricerca, sia pubblica sia, soprattutto, privata. L’Italia non crea le condizioni per contenere la fuga dei cervelli in una congiuntura in cui solo l’elevata qualificazione delle risorse umane può creare un’alternativa alla inesorabile perdita di occupazione legata al differenziale del costo del lavoro rispetto alle economie emergenti. L’Italia è tra gli ultimi stati membri dell’Ue anche per investimenti tecnologici pro capite, per registrazione di brevetti, alfabetizzazione informatica e diffusione di Internet. Per l’Italia, nella fase della congiuntura internazionale nella quale ai nostri concorrenti tradizionali si aggiungono le sfide delle grandi economie emergenti in Asia, si prospetta un quadro allarmante per l’evoluzione nel lungo termine. Il libro non si esaurisce nell’analisi critica, ma introduce anche prospettive di risanamento, che passano necessariamente attraverso la qualificazione della forza lavoro e la ricerca scientifica e tecnologica. In un momento d’estrema insicurezza, in cui si moltiplicano gli sforzi per definire la migliore ricetta per assicurare competitività e crescita al nostro paese, questo libro ci ricorda che la crescita economica e sociale ha bisogno di fiducia nel domani e di stabilità, valori che solo una forte tensione Europea può garantirci. Stajano non è un neofita nel campo, ma ha perseguito gli obiettivi dichiarati nel libro durante la sua lunga carriera di operatore di politica della ricerca. Inoltre, anche se forse è troppo pessimista sulle possibilità di recupero di competitività dell’Italia, adottando un’impostazione ad ampio raggio che considera le basi istituzionali del contesto europeo ed italiano e i dati strutturali, compresi quelli demografici (con implicazioni significative quanto irrefutabili), mostra di essere sensibile alla necessità di sviluppare su questi temi una visione sistemica e attenta anche al lungo periodo. In conclusione, la lettura del volume è altamente raccomandabile a tutti coloro che vogliano andare oltre gli slogan di moda e documentarsi sulle opportunità di innovazione e cambiamento tecnologico esistenti oggi in Europa.