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Geologia e pittura

dal 4 al 25 Novembre 2007

Tempio di San Giacomo Maggiore

Quattro visite guidate alla ricerca di un sottile filo rosso tra arte e scienza. Con Alessandro Ceregato e Lucio Gadda alla scoperta di geologia e storia dell’arte nelle cappelle S. Antonio e Bentivoglio di San Giacomo Maggiore. Il 4, l’11, il 18 e il 25 novembre grazie al contributo della Fondazione del Monte.

Sono italiane le origini della Geologia. Non vi è dubbio infatti  che la parola sia nata in Italia e abbia la paternità di Ulisse Aldrovandi. Ma sul "perché proprio in Italia" ancora gli studiosi si interrogano. Per Gian Battista Vai, direttore del Museo di Geologia Capellini, le ragioni vanno cercate nella natura del nostro paesaggio ma anche nelle rappresentazioni artistiche.  Si deve infatti alla conformazione dei luoghi se il danese Steno, considerato padre della geologia riuscì a "scoprire" proprio in Italia i principi della stratificazione. Ma Steno non vide solo luoghi. Vide anche le loro rappresentazioni. A partire da Giotto, Mantegna, Pollaiolo, Leonardo e Bellini. "I primi geologi – spiega Vai - hanno percorso il paesaggio con gli stessi occhi dei pittori: andando alla ricerca delle struttura delle forme". Se gli esempi di questa singolare visione di prospettiva geometrica si possono trovare in Leonardo, genio precursore di tante discipline, altre tracce, più vicine ma meno note sono custodite in San Giacomo Maggiore. Una visita guidata a due voci, dello storico dell’arte e del geologo, si propone di mettere in luce i segreti delle rappresentazioni delle rocce di Lorenzo Costa nel trionfo della fama e nel trionfo della morte, nella Cappella Bentivoglio. "I monticelli che si intravedono hanno infatti la struttura tipica dei calanchi con tanto di strati, di pareti erose di calcare". Nella pittura affianco invece un altro tipo di rappresentazione mostra le rocce che degradano verso la vallata del fiume", anticipa Gian Battista Vai. Nella Cappella di San Antonio poi altri singolari incontri. Come quello dell’oggetto raffigurato ai piedi di Santo Stefano. "Se in mano il santo ha una pietra, simbolico oggetto del proprio martirio, ai piedi un curioso cono rappresenta in realtà un dente di squalo, così come era rappresentato nelle classificazioni di Aldrovandi", spiega Vai. Particolari, oggetti e piccoli segreti che sarà possibile scoprire a patto di portare con sè un binocolo da teatro.

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