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Occhi nuovi sull'universo

22 Aprile 2009

Facoltà di Economia, Aula Barilla

In occasione del quarto centenario delle osservazioni di Galileo il Centro Universitario Cattolico San Sigismondo promuove l'incontro "Un libro scritto in lingua matematica"

Mercoledì 22 aprile, ore 21, l'Aula Barilla della Facoltà di Economia (piazza Scaravilli, 2) ospiterà l'incontro "Un libro scritto in lingua matematica". Saranno relatori il prof. Fabrizio Bònoli, docente di Storia dell'astronomia e di Storia della cosmologia all'Università di Bologna e il prof. Giovanni Binotti, docente di Logica allo Studio Filosofico Domenicano. Modererà l'incontro la prof. Rita Casadio, docente di Biofisica all'Alma Mater. Cosa accadde in quel lontano autunno del 1609? Cosa contribuì a fare di quel 1609 un annus mirabilis? Quali nuovi cieli si svelarono a Galileo che iniziava a osservarli, come scrive egli stesso, incredibili animi jucunditate? E' certo che il cannocchiale fosse in uso già dalla fine del Cinquecento. Dunque, se non ha inventato il cannocchiale, se non ha osservato il cielo per primo con il nuovo strumento, qual è stato il suo merito e perché è importante quel 2 ottobre 1609? La scoperta di monti e valli sulla Luna e la scoperta delle macchie nel Sole (astri che, aristotelicamente, dovevano essere costituiti di materia incorruttibile), la scoperta di nuovi satelliti in rotazione intorno a Giove (che mostravano come la Terra non fosse più l’unico centro per tutti i moti celesti), la scoperta di "un numeroso gregge di stelle" (mai prima viste a occhio nudo), il tentativo di misurarne le dimensioni e quindi di stimarle più lontane di quanto allora si pensasse (ponendo in discussione dimensioni, distanza ed esistenza stessa della sfera immobile delle stelle fisse che "chiudeva" l’Universo), l’osservazione delle fasi di Venere, simili a quelle della Luna (cosa non realizzabile nella descrizione dei moti del pianeta secondo il sistema tolemaico) erano tutte scoperte che mostravano come "questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi… io dico l’Universo" fosse del tutto differente, sia nella costituzione, sia nelle dimensioni, sia nei moti, da quello conosciuto sin dall’antichità. Soprattutto, queste osservazioni, eseguite tutte nell’arco di un paio di anni, a partire da quell’ottobre 1609, mutarono radicalmente anche quella che era la concezione proposta poco più di cinquant’anni prima da Nicolò Copernico nel "De revolutionibus orbium coelestium", consentendo di accantonare alcune delle critiche fisiche e astronomiche più pesanti che gli erano state rivolte. Altre critiche, soprattutto quelle di origine filosofica e teologica restavano ancora aperte: contro queste Galileo si batté disperatamente nel corso di una vicenda, tra il 1616 e il 1633 (anno della condanna), che segnerà profondamente e per lungo tempo non solo l’animo dello scienziato pisano, ma anche la storia della scienza e della cultura in Italia e in Europa. Possiamo immaginare che altre rivoluzioni scientifiche ci attendano, delle quali ancora non immaginiamo l’esistenza e la portata, ma certamente non potranno avvenire altro che seguendo la strada aperta da Galileo e dal suo metodo di indagine della natura, quel metodo secondo il quale "scienza è il distinguere quello che si sa da quello che non si sa".

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