Cittadinanza globale: l’Alma Mater ponte fra mondi
La Cattedra UNESCO, la ricerca e le iniziative dell’Università di Bologna per promuovere conoscenze, abilità, valori e atteggiamenti necessari a vivere in un mondo globalizzato e contribuire a renderlo più equo, inclusivo, pacifico e sostenibile. Un’intervista al professor Tarozzi
In un’epoca attraversata da crisi globali, nuove disuguaglianze, migrazioni e trasformazioni tecnologiche, l’educazione alla cittadinanza globale non è un tema specialistico, ma una necessità urgente.
Il prof. Massimiliano Tarozzi, direttore della Cattedra UNESCO e di IRC-GloCEd - Centro di Ricerca Internazionale sull’Educazione alla Cittadinanza Globale, illustra il contributo dell’Alma Mater alla formazione di cittadine e cittadini capaci di pensare in modo complesso, connettere saperi e affrontare il mondo con consapevolezza, responsabilità e apertura.
Professor Tarozzi, cosa l’ha avvicinata al tema della cittadinanza globale? Che ruolo hanno avuto le Sue esperienze internazionali?
L’attenzione a questo tema nasce soprattutto nel dibattito internazionale. Per me è stata decisiva la collaborazione con un collega della University of California, Los Angeles (UCLA), con cui ho condotto una ricerca comparativa tra Stati Uniti e Italia che ci ha portati all’idea del superamento di un’educazione multiculturale, per un approccio volto a insegnare la diversità e a promuovere la giustizia sociale.
Circa dieci anni fa, abbiamo pubblicato insieme un libro intitolato Global Citizenship Education. Successivamente ho insegnato allo University College London (UCL), dove ero condirettore di un centro di ricerca nel campo della Development Education, considerata nel Regno Unito, ma anche in Europa, sinonimo di educazione alla cittadinanza globale.
La cittadinanza globale: un concetto molto diffuso, ma non sempre chiaro. Come la definirebbe?
È un tema ampio e sfumato. La sua stessa concettualizzazione è oggetto di ricerca. UNESCO la definisce come un senso di appartenenza a un’umanità comune, sottolineando l’interdipendenza politica, economica, sociale e culturale tra locale, nazionale e globale. Alcuni la interpretano come formazione delle competenze delle élite globali; altri, come me, la considerano una prospettiva critica che mette al centro le disuguaglianze globali, le asimmetrie tra Global Nord e Global South e i temi post-coloniali.
Non esiste una cittadinanza globale in senso giuridico: si tratta di una metafora, con un forte valore educativo ed etico. La sua novità sta nella visione olistica, capace di integrare temi ambientali, sociali, economici e interculturali, e nel promuovere una prospettiva etica, inclusiva, solidale, ecologica e con una forte valenza trasformativa.
È un concetto nuovo?
Non del tutto. È diventato centrale negli ultimi vent’anni: decisiva è stata la Global Education First Initiative lanciata nel 2012 dall’allora Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon, che poneva la formazione alla cittadinanza globale tra le priorità educative internazionali. Le sue radici filosofiche e teoriche sono però antiche e presenti in diverse culture: oltre al cosmopolitismo europeo, vi è il concetto di Ubuntu nell’Africa subsahariana o il Buen Vivir di alcune popolazioni indigene dell’America Latina richiamano proprio la fusione fra dimensione individuale, sociale e ambientale.
Quali sono la missione e il valore aggiunto per l’Ateneo della Cattedra UNESCO in Educazione alla Cittadinanza Globale?
La Cattedra introduce l’educazione alla cittadinanza globale, solitamente prevista alla scuola primaria o secondaria, come insegnamento universitario: si tratta di un unicum a livello mondiale.
La cittadinanza globale è inoltre, per natura, un ambito transdisciplinare: uno spazio di confronto e interconnessione fra diverse tradizioni disciplinari. Questo è un valore aggiunto per il nostro Ateneo.
Offriamo un percorso integrato che combina didattica innovativa, ricerca e terza missione per formare studentesse e studenti - futuri insegnanti, professioniste e professionisti - con una prospettiva globale, competenze critiche e consapevolezza sociale. Il corso trasversale in “Competenze di cittadinanza globale” unisce conoscenze teoriche, laboratori esperienziali, pratiche corporee e viaggi interculturali, creando un ponte tra università, scuola e società.
Un ulteriore elemento distintivo è il lavoro sulle relazioni nord e sud del mondo: negli ultimi anni la Cattedra ha contribuito in particolare alla creazione di una rete universitaria arabo-europea, rafforzando le collaborazioni internazionali sui temi della cittadinanza globale.
La Cattedra UNESCO forma i futuri insegnanti: quali cittadini e cittadine potranno crescere grazie a loro?
L’obiettivo è formare insegnanti capaci di trasmettere conoscenze, competenze e atteggiamenti necessari per una cittadinanza globale. Vogliamo educare bambini e bambine - futuri cittadini e cittadine - in grado di pensare in maniera complessa, evitare semplificazioni e favorire un pensiero che connette conoscenze invece di dividerle.
Questa educazione non introduce nuovi contenuti, ma integra e dà nuovo significato a ciò che già esiste nella scuola - educazione ambientale, ai diritti umani, di genere, alla pace e interculturale - per promuovere atteggiamenti responsabili e coerenti. Ci parla dell’IRC-GloCEd?
Attivo dal 2017, è il primo centro italiano di ricerca sull’educazione alla cittadinanza globale. Sviluppa ricerche su vari fronti, tra cui l’insegnamento della cittadinanza globale nelle scuole italiane, l’inclusione dei rifugiati nei percorsi universitari e il ruolo del corpo nei processi di apprendimento, attraverso laboratori corporei e teatrali.
Collabora con scuole, ONG, istituzioni internazionali e reti UNESCO, creando una circolarità tra ricerca, didattica e comunità e costruendo un ponte tra teoria, prassi educativa e impatto sul territorio.
La Cattedra UNESCO si appoggia al Centro, che offre fondamento teorico e metodologico, garantendo continuità tra ricerca e applicazioni concrete.
In che modo l’educazione alla cittadinanza globale si collega all’Agenda 2030?
È al centro dell’Agenda 2030, in particolare nel target 4.7 dell’Obiettivo 4, che invita a promuovere l’educazione globale e lo sviluppo sostenibile. Ma si tratta anche di un approccio trasversale fondamentale per realizzare i 17 Obiettivi dell’Agenda, sviluppando sensibilità verso scelte politiche, culturali ed economiche necessarie per una società più giusta e sostenibile.
Quali sfide educative ritiene più urgenti?
Quelle riguardanti le disuguaglianze sociali e di genere, il rapporto tra esseri umani e ambiente naturale e tra esseri umani e tecnologia. L’educazione alla cittadinanza globale mira a collegare questi ambiti, promuovendo consapevolezza e pensiero critico nelle cittadine e nei cittadini del futuro.
Quali prossimi passi auspica per l’Università di Bologna?
Spero in un rafforzamento dei legami con i Paesi del sud del mondo, in particolare con il mondo arabo, per promuovere la comprensione reciproca, e in un ampliamento dei programmi di accoglienza per studentesse, studenti e docenti rifugiati.
È infine fondamentale promuovere la ricerca multidisciplinare per rafforzare democrazia e stato di diritto e diffondere la conoscenza della Cattedra UNESCO e del Centro IRC-GloCEd all’interno dell’Ateneo.
Di quali risultati è più orgoglioso?
Di avere dato vita nell’ambito delle attività della Cattedra UNESCO ad un corso trasversale unico al mondo, che ha integrato approcci innovativi come teatro e viaggi di studio in Libano e Tunisia, ottenendo successo nel trasformare conoscenze teoriche in consapevolezza e attivazione concreta di studentesse e studenti.
La costruzione di un team di dottorande, dottorandi, ricercatrici, ricercatori e docenti di diversi Dipartimenti, supportato da un comitato scientifico nazionale e da un International Advisory Board, ha permesso al Centro IRC-GloCEd e alla Cattedra di crescere in modo strutturato.
Esiste un autore o una frase simbolo della cittadinanza globale?
Un riferimento significativo è il leader buddista giapponese Daisaku Ikeda, fondatore dell’Università Soka. Nel 1994 tenne una lectio magistralis all’Alma Mater per il 50º anniversario della fondazione dell’ONU e ricevette l’anello dottorale dell’Università di Bologna. Durante la sua lezione, utilizzò la storia dell’Alma Mater e lo spirito rinascimentale di Leonardo da Vinci come metafore per illustrare le abilità e le virtù necessarie per diventare cittadine e cittadini del mondo. Questo episodio è emblematico: un leader proveniente dal Giappone riconobbe nei semi storici e culturali della città e dell’Ateneo le radici per formare cittadine e cittadini globali consapevoli.
L’attività della Cattedra UNESCO in Educazione alla Cittadinanza Globale e l’IRC-GloCEd, che fa capo al Dipartimento di Filosofia, sono il frutto della collaborazione costante di un vasto gruppo di dottorande, dottorandi, ricercatrici, ricercatori e docenti di diversi Dipartimenti dell’Università di Bologna.