Due serate ai Laboratori delle Arti - martedì 20 e mercoledì 21 novembre - per il progetto "L'autore come performer. Scrittura e presenza tra poesia e teatro", inserito nel programma del CIMES 2012-2013. Il progetto è dedicato a Carmelo Bene, a dieci anni sua morte, che fu non solo un grandissimo attore ma anche drammaturgo e poeta. In programma ci sono una tavola rotonda introduttiva, che vede tra i relatori attori, critici, studiosi e Giancarlo Dotto, collaboratore e biografo di Carmelo Bene, poi due letture-interpretazioni, di Vittorio Franceschi, attore, autore e regista teatrale che qui presenta in anteprima il proprio testo inedito, e Paolo Puppa, autore/performer nonché storico del teatro, interpreta due sue "Lettere impossibili". Tutti gli eventi in programma si svolgono ai Laboratori delle Arti e a ingresso libero.
La tavola rotonda si tiene martedì 20 novembre dalle 15 alle 18 e sarà divisa in due parti: la prima ricostruisce in senso diacronico l’affermazione dell’autore/performer dai primi anni del Nuovo Teatro ai recenti filoni di taglio monologante e narrativo; la seconda affronta i percorsi della performance poetica, esaminandone le manifestazione sia all’interno che all’esterno delle pratiche teatrali.
In serata, poi, alle 21, va in scena "Filottete.5", testo inedito di Vittorio Franceschi che l'autore presenterà caratterizzandone attorialmente i personaggi. Il dramma presuppone nell’autore/performer una pluralità di voci, che durante la rappresentazione vengono solitamente distribuite fra diversi interpreti, mentre, nella lettura, procedono organicamente dalla stessa fonte orale, esplicitando modulazioni e transfert del processo compositivo. "Perché questo titolo, Filottete.5?", si chiede Franceschi. "Perché prima di lui ce n’erano quattro: oltre a quello di bisnonno Sofocle che diede inizio alla dinastia, ci sono quelli di Fénelon (un prozio lontano, che ne parlò di striscio), di André Gide (un cugino di terzo grado) e di Heiner Müller (un fratellastro che sembra uscito dalla Legione Straniera). Sempre che non ce ne siano altri sparsi per il mondo, di cui non ho notizia".
La sera successiva, mercoledì 21, va in scena invece "Follie in scena, tra Ibsen e Svevo", di e con Paolo Puppa. Si tratta di "lettere impossibili" inventate dal drammaturgo/performer Paolo Puppa, e nondimeno tutte costruite su basi rigorosamente filologiche (là dove possibile anche mimando le tecniche espressive delle personalità ospitate) e su materiali biografici rispettosi della carriera dei protagonisti. Scritte da personaggi celebri ad altri, più o meno della medesima rinomanza, queste epistole vengono per lo più siglate da raggelanti risposte, sempre sfasate e per lo più indirizzate a terzi, confermando la solitudine del Soggetto nel reale.
Vittorio Franceschi, attore, autore e regista teatrale, come attore ha lavorato con i principali Teatri Stabili italiani e nel cinema, anche per Haber e D’Alatri. Ha vinto numerosi premi e riconoscimenti anche come drammaturgo, tra i quali il Premio IDI per "Scacco pazzo" (1990), il Premio Enrico Maria Salerno e il Premio Hystrio per "Il sorriso di Daphne"; il premio della critica 2009 per "A corpo morto". Come interprete ha vinto anche due Premi UBU (1999 e 2010).
Paolo Puppa è ordinario di Storia del teatro e dello spettacolo all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha pubblicato numerosi volumi di storia dello spettacolo, monografie e saggi, tra cui studi su Pirandello, Ibsen, Fo, D’Annunzio, Svevo, Rolland, Goldoni. Inoltre, ha all’attivo molti copioni, pubblicati, tradotti e rappresentati anche all’estero. Si ricordano, in particolare, "Famiglie di notte" (Sellerio, 2000) e "Venire, a Venezia" (Bompiani, 2002).