Unibo Magazine

La girlboss: un fenomeno culturale creato - e poi travolto - dall'hype mediatico. Lo studio The Rise and Fall of the Girlboss: Gender, Social Expectations and Entrepreneurial Hype ricostruisce l’ascesa e il declino delle donne imprenditrici nelle narrazioni dei media, mostrando come queste narrazioni modellino le aspettative sociali nei loro confronti e contribuiscano a determinarne tanto il successo quanto il crollo.

La ricerca - pubblicata su Journal of Business Venturing e recentemente citata come esemplare per impatto dal team editoriale del giornale è stata condotta da Antonio Paco Giuliani, professore al Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna, e Janice Byrne, professoressa alla Ivey Business School (London, Canada). I due studiosi hanno analizzato oltre 2.600 articoli di giornali, riviste di settore e blog pubblicati fra il 2014 e il 2023, ricostruendo il ciclo narrativo che ha portato dalla celebrazione iniziale di figure come Sophia Amoruso ed Elizabeth Holmes, simboli di emancipazione e successo, alla loro successiva rappresentazione come esempi di eccesso e fallimento.

Dalla comparsa della girlboss come modello riferimento nel 2014 fino al 2016/17, la narrazione predominante si presentava largamente positiva, valorizzando empowerment, ambizione e rottura degli schemi. Tra il 2016 e il 2023, la tendenza si è invertita: il tono è diventato critico, riportando scandali, difficoltà imprenditoriali e scetticismo verso il femminismo pop e la cultura startup.

La girlboss è stata dunque decostruita dagli stessi media che l’avevano costruita.

"Il ciclo mediatico delle girlboss offre una lezione importante: quando andiamo oltre l'hype e lo stereotipo, creiamo spazio per storie dell'imprenditoria femminile più ricche e resilienti – dichiara il professor Giuliani - La caduta della girlboss non è un mero fallimento: è un segnale che ci invita a ripensare il modo in cui rappresentiamo le donne nel mondo degli affari e come apprezziamo il loro contributo".

Lo studio evidenzia come le strategie narrative impiegate – dalla personalizzazione, alla banalizzazione, fino alla demonizzazione – generino forti oscillazioni emotive nella percezione pubblica delle donne imprenditrici. Questi dispositivi contribuiscono a creare un vero e proprio ciclo dell’hype, in cui fasi di intensa ammirazione sono seguite da improvvisi contraccolpi.

All’interno di tale dinamica, le narrazioni non si limitano a raccontare il successo: lo producono, lo amplificano e possono allo stesso modo minarlo rapidamente. Quando il tono mediatico cambia, l’effetto non ricade soltanto sulla singola imprenditrice protagonista, ma contribuisce a ridefinire l’immaginario collettivo sull’imprenditoria femminile nel suo insieme.

Questo meccanismo colpisce in modo particolarmente forte gruppi sottorappresentati, come le donne imprenditrici, che si trovano ad affrontare aspettative sociali più rigide e un controllo narrativo più limitato. Proprio per questo gli autori sottolineano la necessità di rappresentazioni mediatiche più equilibrate e sfumate, capaci di superare i tropi semplicistici dell’“eroina” o della “fallita” e di restituire la complessità dei percorsi imprenditoriali femminili.

La prospettiva di genere adottata dallo studio si configura così come una lente analitica utile anche per comprendere altri contesti professionali segnati da dinamiche di disuguaglianza e da simili cicli di costruzione e decostruzione narrativa.

Lo studio The Rise and Fall of the Girlboss: Gender, Social Expectations and Entrepreneurial Hype è accessibile gratuitamente al link: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S088390262500014X