Unibo Magazine

Insieme alle lezioni, ai laboratori, alle biblioteche, alle sessioni d’esame, gli anni passati all’università sono fatti anche, se non soprattutto, di relazioni. Sono anni indimenticabili, segnati da nuovi incontri e nuove scoperte. E dalla condivisione di idee, di spazi, di tempo passato insieme. Inevitabilmente, però, nel confronto tra coetanei, la vita universitaria può portare anche a momenti di difficoltà.

“I problemi più frequenti sono quelli che nascono nei contesti di convivenza, sia negli appartamenti privati che negli studentati: la gestione dei compiti quotidiani, l’utilizzo degli spazi comuni, la divisione delle spese”. Carolina Mancuso, assegnista di ricerca al Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Alma Mater, è una delle animatrici di University Dispute Resolution, l'iniziativa che sta portando all'Alma Mater la mediazione fra pari come strumento per risolvere conflitti tra studenti universitari.

L’idea è (apparentemente) semplice: risolvere incomprensioni e problemi che possono nascere in situazioni di convivenza o di lavoro di gruppo grazie all’aiuto di coetanei, quindi altri studenti universitari, che hanno il ruolo di mediatori. Questi mediatori, però, devono essere formati in modo molto attento e adeguato. “L’aspetto fondamentale è che il mediatore non può e non deve essere un giudice”, dice Mancuso. “Non deve giudicare e risolvere la controversia tra le due parti, ma deve aiutare le persone coinvolte a trovare dei punti di incontro, in modo da arrivare a una soluzione condivisa”.

La mediazione tra pari si è sviluppata già a partire dagli anni ’80 del secolo scorso nel contesto dei campus universitari statunitensi e negli ultimi anni sta crescendo anche in Europa. Nel 2021, in Spagna è stata varata una legge che invita le università a integrare la mediazione come strumento di risoluzione delle controversie e diversi atenei si stanno adeguando.

Un workshop per le mediatrici e i mediatori di University Dispute Resolution
Un workshop per le mediatrici e i mediatori di University Dispute Resolution (Foto: Giacomo Maestri)

Con University Dispute Resolution, anche l’Università di Bologna (con un team coordinato dalla Prof.ssa Elena Zucconi Galli Fonseca) ha avviato questo percorso, prima mappando le principali cause di conflitto tra gli studenti e poi organizzando una serie di masterclass e seminari con esercizi pratici e simulazioni. Oggi sono già una ventina le studentesse e gli studenti formati per essere mediatrici e mediatori. Un gruppo entusiasta e variegato che anima un vero e proprio “Spazio di mediazione” e che sta iniziando a occuparsi dei primi casi da risolvere.

“Il primo caso pilota ci è arrivato su segnalazione del Garante degli Studenti, che ha espresso grande interesse e sostegno per il nostro progetto”, dice Angela Maria Felicetti, anche lei assegnista di ricerca al Dipartimento di Scienze Giuridiche e parte del team di University Dispute Resolution. “Gli studenti-mediatori hanno gestito il primo incontro in maniera del tutto autonoma e abbiamo raccolto un riscontro molto positivo: il percorso continuerà ora con altri incontri, sperando di poter arrivare a una soluzione condivisa del caso”.

Nel frattempo, il lavoro delle mediatrici e dei mediatori continua anche sul fronte della formazione: sono loro stessi, infatti, che promuovono nuovi workshop per altre studentesse e studenti, con l’obiettivo di diffondere sempre di più la pratica e le tecniche della mediazione tra pari. Che ha anche un valore di prevenzione dei potenziali conflitti. Si possono infatti avviare percorsi formativi di gruppo sul tema, ad esempio all’interno di associazioni studentesche, tra coinquilini o in studentati, in team di studio o di ricerca.

Lorenzo Spata, studente di Scienze politiche, sociali e internazionali e mediatore tra pari
Lorenzo Spata, studente di Scienze politiche, sociali e internazionali e mediatore tra pari

“Quasi sempre i conflitti nascono da interferenze nella comunicazione tra le parti: è normale che accada, perché ciascuno ha una vita diversa, ma ciò che davvero fa la differenza è come affrontiamo queste interferenze”. A parlare è Lorenzo Spata, studente iscritto al terzo anno di Scienze politiche, sociali e internazionali, parte del gruppo di mediatori tra pari dell’Alma Mater.

Lorenzo ha partecipato fin dall’inizio al progetto University Dispute Resolution, ha frequentato i workshop e le masterclass, fatto esercitazioni ed è oggi uno dei mediatori che sta gestendo il primo caso pilota. “Sta andando molto bene”, dice. “Dopo il primo incontro vediamo segnali incoraggianti, ma sono situazioni delicate: dobbiamo seguirle con attenzione e cautela, senza affrettare i tempi e utilizzando sempre gli strumenti della mediazione”.

A rendere efficace questo percorso, infatti, non è soltanto il fatto che i protagonisti sono tutti studentesse e studenti, ma sono soprattutto le tecniche che vengono utilizzate. “Gli strumenti sono molti: bisogna conoscerli e sapere quali usare a seconda della situazione”, spiega Bianca Di Carlo, dottoranda al Dipartimento di Scienze Giuridiche, parte del team che guida il progetto. “Sono fondamentali l’ascolto attivo e la capacità di formulare le domande giuste al momento giusto: l’obiettivo è portare le persone coinvolte a riflettere sui propri bisogni, ma anche su quelli dell’altro, per arrivare poi a proporre soluzioni condivise”.

Benedetta Fugalli, studentessa di Giurisprudenza e mediatrice dell’Alma Mater
Benedetta Fugalli, studentessa di Giurisprudenza e mediatrice dell’Alma Mater

La forza della mediazione tra pari, del resto, va ben oltre i singoli conflitti che possono essere risolti grazie all’intervento dei mediatori. Conoscere queste pratiche e questi strumenti diventa estremamente utile anche per affrontare con più consapevolezza e serenità tante situazioni quotidiane, in famiglia, tra amici, nel mondo della formazione e del lavoro.

“Le capacità che ho sviluppato grazie alla mediazione le ritrovo e le utilizzo anche nella vita di tutti i giorni”, conferma Benedetta Fugalli, studentessa di Giurisprudenza, anche lei mediatrice dell’Alma Mater. “Saper ascoltare e trovare spazi di dialogo è un’abilità molto preziosa e sono certa che potrà essermi molto utile anche in futuro, tanto che mi piacerebbe proseguire su questa strada e magari, chissà, arrivare anche a fare della mediazione una vera e propria professione”.