Micro.Bo: la banca dei poveri arriva a Bologna
Da una collaborazione tra Centro Interdipartimentale per la Ricerca e l'Intervento sui Gruppi dell'Università e Banca di Bologna, l'associazione Micro.Bo introduce anche a Bologna il sistema di microcredito elaborato da Muhammad Yunus.
Parte anche a Bologna il microcredito. Il programma che consente di effettuare piccoli crediti a persone indigenti arriva sotto le due torri grazie a micro.Bo, l'associazione che, sfruttando la spinta al nuovo dell'Università, il sostegno finanziario della Banca di Bologna e le garanzie economiche fornite da soci benemeriti, proverà a conquistare il mercato rielaborando su scala locale le intuizione di Muhammad Yunus, l'economista che giusto lo scorso ottobre ha ricevuto la laurea ad honorem in Scienze dell'Educazione per l'attività portata avanti con la Grameen Bank.
micro.Bo, che, sotto la presidenza dell'ing. Mauro Checcoli, agirà sul territorio avvalendosi del supporto dei quartieri, erogherà prestiti a coloro che normalmente ne sono esclusi puntando sulla forza del gruppo. Ogni beneficiario infatti sarà inserito in un gruppo di cinque persone e riceverà il proprio contributo solo se il componente che ne ha beneficiato in precedenza ha rispettato gli oneri di restituzione della sua quota. Questo meccanismo di controllo reciproco, assieme alla brevità dei termini del prestito e all'obbligo della restituzione attraverso rate settimanali, offre le garanzie per investire su soggetti indigenti ma che diventano affidabili perché il gruppo li responsabilizza: dall'abilità con cui vengono gestiti i fondi ricevuti, infatti, non consegue solo la possibilità di restituire le proprie rate, ma anche la possibilità di accedere al prestito da parte degli altri componenti del gruppo. Una specie di "famiglia" che si riunisce settimanalmente per verificare la restituzione delle rate del prestito e per monitorare l'andamento delle attività produttive avviate con la consulenza economica degli esperti di micro.Bo. "Con questo meccanismo - dice la prof. Luisa Brunori - si crea un'interazione positiva tra persone indigenti, che, attraverso il denaro, un bene tangibile, si mettono alla prova, maturano autostima (bene intangibile) e la reinvestono nella richiesta di altri prestiti, ovvero di nuovo beni tangibili".
Proprio nella produzione di beni relazionali sta del resto la novità di Micro.Bo. "Assieme al denaro - prosegue ancora Brunori - vogliamo dare anche sostegno, aiuto psicologico e speranza". Di modo che persone normalmente escluse dal ciclo economico vi entrino come soggetti produttori. "L'elemosina - spiega infatti il prof. Stefano Zamagni, citando la scuola economica francescana del 1300 - aiuta a sopravvivere, ma non a vivere, perché per vivere bisogna imparare a produrre".
Mentre il microcredito muove i suoi primi passi, all'orizzonte del CIRIG, il Centro Interdipartimentale per la Ricerca e l'Intervento sui Gruppi che ha ideato l'iniziativa, ci sono già altri progetti: un dottorato interdisciplinare per studiare i rapporti tra economia e psicologia e un programma di formazione in grado di mostrare agli operatori sociali che è possibile passare da un welfare caritatevole a un welfare stimolo di creatività.