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Servizio Disabili: un aiuto per costruire progetti di vita

Rendere lo studente disabile padrone del suo destino. Dopo cinque anni di attività, l’obiettivo del Servizio Disabili dell’Università di Bologna è quello di inserire i giovani in una rete di contatti istituzionali su cui contare anche dopo la laurea.
Logo del Servizio Disabili

"La scelta di continuare gli studi all’Università è nata con l’idea di intraprendere un nuovo viaggio all’interno di un progetto più ampio, un vero e proprio progetto di vita". Sono le parole di una neo dottoressa in Scienze della Formazione che riflette sul suo cammino universitario. Lo ha completato con successo, anche se lei non ha mai potuto camminare sulle sue gambe, perché una tetraparesi spastica le ha bloccato alla nascita tutti e quattro gli arti.

La sua è una storia tra le tante all’Università di Bologna dove sono circa duecento gli studenti disabili seguiti con regolarità dal Servizio Studenti Disabili. Il Servizio Fu istituito cinque anni fa, quando, a seguito della legge 17 del 99, il prof. Andrea Canevaro fu investito del ruolo di Delegato del Rettore alla Riduzione dell’Handicap. Una nomina che rappresentò il primo passo di un percorso che tuttora prosegue: giusto a gennaio 2005 risale infatti la nascita di un ulteriore sportello dedicato specificatamente agli studenti con dislessia.

Le esperienze maturate a Bologna e quelle condivise a livello nazionale all’interno della Conferenza Nazionale Universitaria dei Delegati per la Disabilità (CNUDD) hanno insegnato in questi anni a evitare le "risposte totali". Lo studente disabile è stato reso padrone del suo destino. Il supporto durante la vita accademica è stato posto in continuità con il passato e con il futuro, nel tentativo, da un lato, di rompere il legame con alcune forme di assistenzialismo assoluto proprie delle scuole superiori e, dall’altro, di inserire il giovane in una rete di contatti istituzionali su cui possa far affidamento anche dopo la fine degli studi. "Compito del Servizio Studenti Disabili – precisa il prof. Canevaro – è quello di aiutare lo studente nell’organizzazione di un percorso di studi che potenzi l’autonomia personale, accresca conoscenze e competenze, e rafforzi la consapevolezza delle proprie capacità e dei propri interessi, puntando all’individuazione delle opportunità lavorative".

Questo auspicio si concretizza nella rete di collaborazioni che il Servizio Disabili ha costruito all’interno dell’Ateneo – Urp, Poli, Facoltà, ecc. – e all’esterno – Arstud (Azienda Regionale per il Diritto allo Studio), Asphi (Avviamento e Sviluppo di Progetti per Ridurre l’Handicap Mediante l’Informatica), Asl Bologna, ecc. – per favorire lo studente nella creazione di un progetto di vita a lungo termine legato alle risorse reali del territorio. Risorse tra cui a Bologna rientrano anche gli stessi studenti dell’Alma Mater. E’ dal 2001, infatti, che è stata introdotta la figura del tutor alla pari, ovvero uno studente regolarmente iscritto all’Ateneo che presta un servizio retribuito in favore di compagni con disabilità. Questi aiuti a carattere informale semplificano lo studio, le ricerche bibliografiche o i colloqui con i docenti, ma la reale ragion d’essere di una simile opportunità è la costruzione di un futuro con meno barriere. Nel linguaggio dell’Unione Europea si potrebbe parlare di un futuro con "buone prassi", dove la progettazione dei servizi cessasse di considerare solo un’utenza normodotata per aprirsi alle diversità di una realtà plurima. "Un esempio può essere chiarificatore – interviene il prof. Canevaro – un ingegnere dovrà avere in mente, nel progettare, che fra la popolazione complessiva che accede a un edificio, possono esserci anche persone con temporanee o permanenti difficoltà a camminare. E, allo stesso modo, un impiegato dovrà immaginare che al proprio ufficio potrà bussare una persona che, non vedendo, chiede di poter avere dei documenti in formato diverso da quello cartaceo".

Con questa nuova sensibilità, l’Università, luogo d’eccellenza per la sperimentazione, collabora con Asphi per la realizzazione di un ausilio alla trascrizione digitale delle lezioni orali. E con questa nuova sensibilità, tante storie potranno essere riscritte, con un nuovo finale. Come quello della nostra dottoressa in Scienze della Formazione: "Io sarei dovuta essere un vegetale: questa era la diagnosi dei medici. E ora eccomi qui a frequentare l’Università".