Fabio Vitali
Nel 1984 con il Macintosh la Apple inaugurava la storia delle interfacce grafiche. Ora a San Francisco la stessa azienda si butta con iPod e iMini nel mondo dell’elettronica di consumo. Fabio Vitali, professore di informatica, ci sintetizza i 20 anni che hanno fatto maturare la mela e che hanno cambiato tutto il settore della ricerca sulle interfacce software e hardware.
Giusto in questi giorni, dal 5 al 9 gennaio 2004, al Macworld di San Francisco la Apple sta celebrando le sue nuove piattaforme di successo: i lettori Mp3 iPod e iMini. Due gioiellini le cui vendite fanno registrare da sole il 55% del fatturato dell’intero settore. Sul palco a tratteggiare i nuovi orizzonti dell’informatica Steve Jobs, lo stesso geniale visionario che nel 1984 fece del Macintosh un oggetto di culto. “Il suo merito – racconta Fabio Vitali, professore di informatica presso l’Università di Bologna – è stato quello di rendere economicamente accessibile al pubblico le innovazioni pensate da Alan Kay e il suo team al centro di ricerca Xerox Parc per il costosissimo Xerox Star: un sistema operativo sofisticato e potente che sfruttasse in maniera innovativa schermi grafici e device di puntamento.
La sua fortuna – aggiunge inoltre Vitali – è stata poi la contemporanea diffusione delle stampanti laser e dei primi software di desktop publishing: due novità che spinsero sempre più utenti a desiderare un computer per redigere e impaginare autonomamente i loro testi”.
E ora che con Windows l’interfaccia grafica è un risultato acquisito, quali sono le linee di sviluppo dell’attuale ricerca sull’usabilità?
“Microsoft, che ormai ha superato Apple come numero di progettisti che si occupano specificamente di usabilità, ha dimostrato con XP di essere già al lavoro per migliorare l’estetica e il piacere psicologico della fruizione, obiettivi perseguiti anche con una grafica tridimensionale e con colori accattivanti ma non invasivi.
A dire il vero, però, gli sviluppi più promettenti non sono attesi nei sistemi operativi dei personal computer, ma nelle nuove combinazioni tra questi e l’hardware: portatili, palmari, home theater e cellulari sono alcuni tra i figli di questa nuova strategia. Al momento, infatti, più che i giganti dell’informatica, come IBM o Sun, sono i produttori di elettronica di consumo come Nokia o Sony-Ericsson a cercare nuove soluzioni tecnologiche che diano al prodotto una grande usabilità assieme ad una forte valenza estetica: l’unicità di un oggetto d’arte”.
Non pensa però che queste sperimentazioni siano eccessi della tecnica che non incontrano i bisogni del pubblico, come per esempio la tv interattiva o l’UMTS?
“Indubbiamente i fallimenti non sono mancati, ma sono meno di quanti si pensi. Tecnologie come l’UMTS sono destinate a imporsi: gli attuali rallentamenti sono legati solo ai costi elevatissimi che le aziende devono sostenere per realizzare le infrastrutture necessarie per commercializzare i nuovi supporti. Tra cui – ve l’assicuro – non mancheranno grosse sorprese come l’e-ink, fogli A4 elettronicamente attivi e pieni di potenzialità”.
Eravamo partiti dalla Apple, ma non l’abbiamo più nominata: che fine ha fatto negli ultimi sviluppi del mondo informatico?
“A metà degli anni Novanta si è persa, colpevole di essersi cullata eccessivamente sui vantaggi strategici acquisiti nel decennio precedente. Da quando Steve Jobs ne ha ripreso il timone essa ha però risalito la china, immettendo sul mercato iMac e Mac OSX, ovvero computer con un sistema operativo molto stabile e sofisticato e così belli da poter essere considerati oggetti di arredamento”.
E, concludendo, gli ultimi nati, iPod e iMini, applauditi a San Francisco come si collocano in questa rinascita?
“Sono il segnale che anche Apple ha percepito la fine della predominanza del personal computer a cui accennavo prima. Le sue proposte ora spaziano anche nel mondo dell’elettronica di consumo e il suo concorrente non è più IBM, ma Sony e le altre aziende di prodotti per l’intrattenimento e il tempo libero".