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Dammi un parametro biometrico e ti dirò chi sei

I recenti attacchi terroristici hanno riportato l’attenzione sulle problematiche relative alla sicurezza e al riconoscimento degli individui. Dario Maio, docente dell’Università di Bologna, Presidente del Polo scientifico-didattico di Cesena, e direttore del Biometric System Laboratory, elenca a questo proposito le soluzioni tecnologiche offerte dalla biometria, la scienza che studia metodi per identificare le persone in base alle loro caratteristiche fisiche e comportamentali.
Esempi di sistemi biometrici Le nubi dell’11 settembre hanno abbandonato Ground Zero ma non il panorama politico internazionale. La sicurezza di aeroporti, ministeri, ambasciate e altre strutture pubbliche continua a essere considerata a rischio e ciò fa puntare i riflettori sulla biometria, la scienza che sviluppa dispositivi automatici per il riconoscimento degli individui a partire dalle loro caratteristiche fisiologiche e comportamentali. “La biometria – afferma Dario Maio, docente dell’Università di Bologna e direttore del Biometric System Laboratory di Cesena –  è estremamente utile per sostituire o integrare tecniche di riconoscimento tradizionali, come quelle basate su smart card o password, per almeno tre motivi: una caratteristica biometrica non può essere dimenticata, non può essere ceduta e non può essere sottratta”.

La biometria risolve dunque i problemi di memoria e di furto, ma che garanzie dà in merito al problema della falsificazione?
“Camuffare una caratteristica biometrica è possibile, ma non alla portata di un improvvisatore. Generalmente, quindi, la sicurezza è maggiore rispetto a quella garantita dalle tecniche tradizionali. A essere rigorosi, però, occorrerebbe un discorso a sé per ogni singola caratteristica, non solo per quanto riguarda la facilità di contraffazione, ma anche rispetto ad altri indicatori come l’universalità, l’unicità, la persistenza, la collezionabilità, l’accettabilità e la facilità di acquisizione. Un esempio può chiarire il significato di questi termini: il DNA è universale e difficile da contraffare, ma è utilizzabile, allo stato dell’arte, solo coi tempi lunghi della chimica e la gente mal ne accetta il prelievo; viceversa il volto può essere facilmente contraffatto ed è suscettibile a elevate variazioni nel tempo, ma ha un livello di accettabilità più elevato ed è facilmente acquisibile”.

Premesse le potenzialità della biometria in generale e le peculiarità di ogni singola caratteristica in particolare, quali sono i maggiori ostacoli all’uso delle relative tecnologie?
“Il problema è che al momento una parte delle possibili tecniche di riconoscimento biometrico non supera lo stadio sperimentale: di fatto sono implementabili solo servizi basati sul riconoscimento della voce, della firma, del volto, della mano, della retina, dell’iride e dell’impronta digitale. L’impronta, in particolare, è il fronte di ricerca su cui noi del Biometric System Laboratory abbiamo puntato: il nostro staff, inserito nel programma europeo BioSec – Biometric and Security – ha due anni per realizzare nuove metodologie d’analisi della “vivezza del dito” che riducano il rischio d’attacco ai sensori di riconoscimento”.

Passando in conclusione alla sicurezza logica, quali sono le applicazioni futuribili della biometria alle attività on line come le transazioni di e-commerce?
“Le applicazioni e i relativi vantaggi, come nell’ambito della sicurezza fisica, sono legati alle maggiori garanzie che la biometria offre: ad esempio, un’autenticazione tramite impronta digitale in una transazione elettronica assicura la presenza del soggetto interessato con un grado di affidabilità molto superiore a quello offerto da una password o una smart card”.

Per “leggere” un’impronta digitale a distanza occorre però un terminale: la diffusione di questi ultimi è ancora fantascienza o è già ipotizzabile?
“Non è solo ipotizzabile ma anche realizzabile con costi contenuti. Tecnologie di questo tipo sono già state adottate in alcune applicazioni con elevate esigenze di sicurezza. L’utilizzo dell’impronta digitale è stato previsto anche nel progetto italiano per la carta d’identità elettronica e una sperimentazione particolare è in corso all’interno del progetto per la realizzazione del Processo Civile Telematico”.