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Dipartimento di Scienze Economiche

Tre chilometri al largo dalla capitale del Senegal, la località punta a sviluppare un tipo di turismo sostenibile, con l’aiuto di due ricercatrici del Dipartimento di Scienze Economiche.
Isola di Gorée È il simbolo della schiavitù delle popolazioni nere: da qui partivano tra il XVII ed il XVIII secolo i tanti africani che sarebbero diventati schiavi nelle Americhe e nelle isole atlantiche. È l’isola di Gorée, tre chilometri al largo dalla costa di Dakar, capitale del Senegal.
È lì che si sono recate per alcuni mesi due giovani ricercatrici, Alessia Mariotti ed Elisa Magnani, coordinate dalla professoressa Fiorella Dallari del Dipartimento di Scienze economiche, filone africanista.

Non è un'isola dove i turisti vanno per distendersi al sole di spiagge da sogno, tuttavia Gorée è meta di grossi gruppi di visitatori, gli stessi che soggiornano nei tanti villaggi vacanza sorti sulla "Petite Côte" a sud della capitale. Si tratta comunque di un turismo esclusivamente escursionista, che si ferma qui per quelle poche ore necessarie a dare un’occhiata alle risorse culturali e storiche lasciate in eredità dalla società europea e meticcia che ha popolato questo territorio a partire dal XVI secolo.

Il progetto a cui stanno lavorando le due ricercatrici è allora quello di portare qui un turismo sostenibile, non certo di massa, ma incline a soggiorni più lunghi. L’idea ovviamente è quella di valorizzare la popolazione locale, incentivando la creazione di piccole cooperative e piccole imprese che possano così trovare nuove risorse economiche per la popolazione di questa briciola di terra: 27 ettari in mezzo al mare dove oggi abitano solo 1700 persone.
Un altro fattore si incrocia con quelli già citati ed è dato dalla collaborazione con l’Associazione "Arcobaleno" di Riccione, impegnata col progetto Gorée a sviluppare attività imprenditoriali sull’isola che possano coinvolgere quei membri della numerosa comunità senegalese di Rimini i quali, dopo diversi anni di lavoro sulla costa romagnola (e quindi spesso con anche una buona esperienza in campo turistico), aspirano a tornare nella propria terra, magari per reinvestire qui quanto guadagnato in Italia.

C’è molto lavoro da fare a Gorée, isola ricca di architettura affascinante e di dimore storiche in pietra costruite per le ricche famiglie dei commercianti di schiavi. Ed è proprio per questa ricchezza del resto che la località fu dichiarata nel ’78 dall’Unesco (interessata peraltro a finanziare il progetto coordinato dalla professoressa Dallari) patrimonio mondiale dell’umanità. I fasti di un tempo però hanno lasciato il passo a un forte decadimento non solo architettonico ma anche socio economico. Tra i prossimi obiettivi della ricerca c’è allora quello di catalogare gli edifici, individuando le possibili destinazioni d’uso per il futuro; fare un censimento delle famiglie disponibili all’ "hébergement chez l’habitant", ovvero forme di bed and breakfast; non in ultimo la stesura di una guida indirizzata ad un turismo sostenibile.