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Prevedere le frane? L’Europa si affida all’Alma Mater

Un progetto cofinanziato dall’Unione Europea che coinvolge due dipartimenti dell’Università di Bologna e tre enti pubblici emiliano romagnoli punta a realizzare un software per prevedere il verificarsi di frane superficiali.
Scorcio di paesaggio collinare in Romagna Il 50% dei versanti collinari appenninici è interessato da fenomeni franosi: nelle zone colpite, caratterizzate da un paesaggio calanchifero, il territorio si degrada, la produttività agricola si riduce, la viabilità stradale si interrompe, gli alvei dei fiumi si ostruiscono e talvolta interi centri abitati vengono sommersi. “I calanchi sono il cancro della terra”, dice chiaramente Enzo Farabegoli, il docente di Geologia dell’Università di Bologna che coordina Life Ambiente Slid, il progetto co-finanziato dall’Unione Europea che vede i ricercatori del DiSTGA – Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali - e del DiSTA – Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali - dell’Alma Mater concentrati nell’elaborazione di un modello previsionale dei fenomeni franosi superficiali.

Slid – acronimo di Shallow Landslide Investigation Device – è un sistema integrato di hardware e software che punta ad acquisire ed elaborare tutte le informazioni geofisiche e geoclimatiche di un territorio, combinando dati storici cartografici, dati sperimentali ricavati sul campo e dati provenienti dalle rilevazioni satellitari. I punti di forza del progetto, che si svilupperà per tre anni (ottobre 2003 – ottobre 2006) con un costo di 367.000 €, sono due: l’accuratezza delle rilevazioni e la messa a punto di un software utilizzabile direttamente dagli enti pubblici per le politiche ambientali, come per esempio l’Autorità dei Bacini dei Fiumi Romagnoli e le province di Forlì-Cesena e Ravenna, istituzioni attivamente coinvolte nell’iniziativa.

L’accuratezza dei dati è garantita dalla mole di informazioni raccolta direttamente sul territorio. Sotto la supervisione della prof.ssa Paola Rossi Pisa, infatti, l’Università sta approntando tutte le strumentazioni necessarie per valutare le condizioni del terreno in relazione alle evoluzioni climatiche in un’area compresa tra il Rio Centenara vicino a Ozzano Emilia e il Rio Pisciatello nei pressi di Cesena. In tutto 2000 Km2, “da cui – dice la Rossi Pisa – estrapoleremo i parametri che poi andremo a inserire nell’algoritmo matematico elaborato per rendere le nostre previsioni generalizzabili ed estendibili ad altri contesti”.

Il punto di forza di Slid, però, non è solo il realismo dei dati. Ciò che connota il software su cui sta lavorando l’Università di Bologna è soprattutto la possibilità di essere utilizzato direttamente dalle pubbliche amministrazioni per individuare nel loro territorio le zone minacciate dal pericolo di frane. “Ricerca coniugata ad applicazione”, precisa infatti il dr. Mauro Casadei del DiSTGA. “Con l’obiettivo – conclude Farabegoli – di dare agli enti di gestione territoriale la possibilità di scegliere sulla base di indicazioni scientificamente rigorose. Può infatti stupire, ma ci sono ancora regioni che invitano ad arare terreni con una pendenza del 60%, quando al di là del 35% crolla tutto, con relative conseguenze per il suolo e per chi vi opera sopra con i mezzi agricoli”.