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L’Università cresce dentro la città a Bertalia – Lazzaretto

75 milioni di euro sono stati stanziati per allestire la nuova sede di Ingegneria nell’area Bertalia-Lazzaretto. Gli edifici universitari, firmati da grandi nomi dell’architettura internazionale, si inseriranno in un più vasto progetto di riqualificazione territoriale che combinerà funzionalità e recupero di simboli storici come torri e portici.
Una vista aerea del progetto per la riqualificazione dell'area Bertalia-Lazzaretto. L’Università di Bologna ha bisogno di nuovi spazi, ma il centro storico ha ormai costi proibitivi. “Decentramento” è così diventata la parola d’ordine della politica edilizia dell’Alma Mater, che, dopo essersi ampliata su scala regionale, trasferendo 23.000 studenti nei poli della Romagna, prosegue ora il suo cammino “colonizzando” la periferia della città. Tutta la facoltà di Ingegneria, salvo i rami di chimica e di elettronica, si sposterà infatti nella zona Bertalia-Lazzaretto, un’area di 230.000 m2 su cui sarà sperimentato un piano urbanistico-architettonico ideato per ricreare al di fuori delle mura la sovrapposizione tra edifici universitari ed edifici civili che da secoli rende Bologna un esempio nel mondo. Laboratori e aule funzionali, dunque, ma al fianco di nuclei abitativi, esercizi commerciali e luoghi di ritrovo, il tutto per un costo complessivo di 75 milioni di euro. “Con questo investimento - ha affermato il Rettore durante la presentazione dell’iniziativa, tenutasi lunedì 8 marzo in piazza Scaravilli – vogliamo che l’Università resti dentro la città, perché siamo convinti, come ha suggerito un sindaco francese, che gli studenti arredino gli scenari urbani”.

Scegliere a chi affidare un progetto di riqualificazione territoriale così articolato non è stato semplice. “Per questo – ha spiegato Carlo Monaco, assessore all’Urbanistica del Comune di Bologna – si è infine deciso di bandire un concorso internazionale”. La competizione, regolata dalla Finanziaria Bologna Spa, è stata vinta dallo studio romano Sartogo Architetti Associati, guidato da Nathalie Grenon e da Piero Sartogo. Quest’ultimo, presentando le linee guida dei lavori in via d’attuazione, è ricorso a una metafora per spiegare la sua filosofia architettonica, tesa a combinare funzionalità del singolo edificio e coerenza dell’impianto urbanistico: “Avete presente Ponte Vecchio? – ha domandato nel corso del suo intervento - E’ un ponte, che collega funzionalmente due sponde dell’Arno, ma è anche un elemento che, ospitando gioiellerie e negozi d’abbigliamento, porta la città sul fiume. Ebbene, noi al Lazzaretto vogliamo fare lo stesso: costruire edifici funzionali all’attività di Ingegneria, ma mantenendo saldo il legame con la città e i suoi abitanti”.

La volontà di difendere l’identità di Bologna si manifesta con particolare evidenza nella scelta di Sartogo di impiantare nel quartiere nascente i due simboli universali del capoluogo emiliano: i portici e le torri. I primi faranno da collante tra i vari edifici, mentre le seconde, dislocate nei principali angoli dell’area, diventeranno gli alloggi per gli studenti. “In tal modo – commenta Sartogo – sarà superato il dualismo tra centro storico e periferia, con quest’ultima troppo spesso realizzata come un non luogo privo di riconoscibilità”.

Uno degli edifici centrali, quello che ospiterà il Dipartimento di Ingegneria delle Costruzioni, Meccanica, Nucleare, Aeronautica e Metallurgica (Diem) e il Dipartimento di Ingegneria Energetica, Nucleare e del Controllo Ambientale (Dienca), porterà la firma dell’architetto newyorkese, Richard Meier, famoso nel mondo per la purezza delle forme. Meier, rispettando la tradizione della facoltà di Ingegneria, ha stravolto il suo stile, adottando il mattone come unità costitutiva, ma “facendo sì – ha comunque voluto precisare – che quel mattone possa parlare a chi lo guarda”. “Anche un mattone – ha del resto concluso il Rettore – può fare poesia”.