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Copertina di "Economia e retorica del management"

Economia dei musei e retorica del management

Editore: Electa per le Belle Arti

Prezzo: 16 €

Un viaggio tra la “chiacchiera” che contraddistingue l’attività manageriale dei dirigenti del British Museum di Londra, dei Musei Civici di Milano e Venezia e del Museo Egizio di Torino.
Il management? Pura “chiacchiera”. E’ questa, con un po’ di forzatura, la tesi forte di “Economia dei musei e retorica del management”, il testo che Luca Zan, docente dell’Università di Bologna presso la laurea specialistica in Gestione e Innovazione delle Organizzazioni Culturali e Artistiche (GIOCA), ha scritto per analizzare le nuove politiche gestionali di musei e fondazioni artistiche. Zan motiva questa sua affermazione e un po’ tutto il suo approccio partendo da una constatazione statistica semplice e chiara: l’interazione verbale copre il 78% del tempo di chi opera a livello dirigenziale.

Contraddicendo dunque le definizioni autocelebrative di management come attività che fa realizzare cose (getting things done), Luca Zan introduce il termine di “retorica” (l’inglese “talk”) per descrivere un manager che non prende quasi mai una decisione isolato dal mondo, ma porta avanti un processo collettivo caratterizzato da frammentazioni, periodi di solitudine minimi, domande e scambi di idee. “Chiacchiera”, appunto.

Questo termine nel libro non ha ovviamente la connotazione dispregiativa a cui è legato nel senso comune. La chiacchiera anzi è oggetto di un’analisi scientifica e Zan, avvalendosi di indagini empiriche, tenta di distinguere la retorica buona da quella cattiva. Certo, perché c’è la chiacchiera efficace, che indirizza l’attenzione sui temi principali, ma c’è anche la chiacchiera naive che vive solo dell’abuso di termini vuoti e stereotipati come per esempio “mission”.

Una domanda può a questo punto sorgere nel lettore: “Perché per studiare il management sono stati scelti i musei e non gli ospedali?”. Semplice sembra rispondere Luca Zan in apertura: è piacevole. “Lavorare su organizzazioni che ‘processano e conservano il bello’ – scrive infatti l’autore - è in sé piacevole”. Buona lettura allora delle esperienze dirigenziali del British Museum di Londra, dei Musei Civici di Milano e Venezia e del Museo Egizio di Torino.