Le forme del pensiero
A Palazzo Poggi un’esposizione ripercorre la vita artistica di Saffaro, un fisico che ha trasformato teoremi matematici in forme artistiche.
Da un teorema, una composizione artistica. Da strumenti di conoscenza scientifica, quadri, disegni e grafici. Sessantasei di queste opere, frutto del genio creativo di Lucio Saffaro, scalate dagli anni Cinquanta al ’97, saranno esposte nelle sale dei Musei universitari di Palazzo Poggi (via Zamboni 33).
L’esposizione bolognese, dal 19 marzo al 6 giugno, arriva a sei anni dalla morte di una delle più originali e “semplicemente complesse” figure della cultura italiana. “Saffaro rappresenta la proiezione in tempi moderni del sapiente rinascimentale”, ha detto ieri il Rettore Pier Ugo Calzolari, presentando l’iniziativa che, intitolata Le forme del pensiero, rientra nell’ambito della rassegna ‘Arte e Scienza’ ed ha il sostegno di Unibocultura.
Tutta l’opera di Saffaro, che si era laureato in fisica pura proprio a Bologna, è caratterizzata dall’idea del superamento della divisione, molto spesso artificiosa, tra sapere scientifico e cultura umanistica. Fare matematica attraverso la pittura dunque, ma anche attraverso una cinquantina di opere letterarie che pubblicò nell’arco dei suoi quasi settant’anni di vita. Un corpus davvero importante quello presentato qui, anche in considerazione del fatto che Saffaro, come artista, non fu molto prolifico. Giovanni Maria Accame, amico e curatore del catalogo, ha ricordato come l’artista abbia addirittura “distrutto un terzo delle sue tele”. Dopo l’esposizione le sue realizzazioni resteranno all’Ateneo in comodato gratuito. Quasi tutte infatti, tranne sei che sono un prestito della Gam e di collezionisti bolognesi, appartengono alla Fondazione Saffaro, che ha deciso di lasciarle all’Alma Mater. “Un personaggio di grande rilievo – ha ribadito il pro Rettore Walter Tega, direttore dei Musei universitari - testimoniato tra l’altro da tutti quelli che si sono impegnati a scrivere di lui”.
Il catalogo è un volume di oltre 200 pagine riccamente illustrato che, oltre a saggi del già citato Accame e al contributo di Riccardo Barilli, contiene un’ampia testimonianza di apparati critica scritti da Argan, Calvesi, Emiliani, Zevi, Arcangeli, per fare qualche nome. La mostra arriva a Palazzo Poggi dopo quella su Giovanni Bentivoglio e quella delle incisioni giapponesi, a testimonianza, come ha ricordato Tega, della continua ricerca di novità.
Una serie di conferenze, aperte al pubblico e soprattutto rivolte agli studenti, accompagneranno l’iniziativa per tutta la sua durata.