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Distart

Nel futuro dei trasporti la parola chiave diventa "intermodale". Auto, treno, aereo, nave, bus e metrò dovranno cioè costituire un'unica rete, sempre più coesa e confortevole. Le opinioni di Marino Lupi e Federico Rupi, membri del DISTART – Dipartimento di Ingegneria delle Strutture, dei Trasporti, delle Acque, del Rilevamento, del Territorio - dell'Università di Bologna.
Immagine di un treno e di due aerei Mondo strano quello dei trasporti. Proprio quando il mal da traffico sembrava generalizzato, uno studio americano afferma che il cittadino, grazie al comfort garantito da aria condizionata, cellulari e autoradio, considera ormai il tempo trascorso in strada un piacevole stacco tra lo stress dell'ufficio e quello dell'abitazione. E a stupire non è solo il viaggiatore: anche la tecnologia fa la sua parte. Il "vecchio" treno, quello che nelle polveri del West arrancava tra cavalli al trotto, si prende oggi la sua rivincita e sfida gli aerei a reazione: un'indagine della Cgil rivela infatti che, una volta completati i lavori per l'alta velocità, sulla tratta Milano-Roma chi sceglierà le rotaie impiegherà solo 90 minuti in più di chi opterà per il volo.

Il primo dato che emerge da queste considerazioni è il perpetuarsi dell'amore per le quattro ruote. Le ragioni del resto non mancano. "L'auto – dice infatti Marino Lupi, docente del Distart all'Università di Bologna – è il mezzo che offre la massima libertà di scelta: si può scegliere l'orario, si può scegliere la compagnia, si possono caricare i bagagli e, fatta recentemente eccezione per i centri storici, si possono compiere tragitti porta-a-porta". Tanta libertà ha però un prezzo elevato in termini di inquinamento atmosferico, di inquinamento acustico, di impatto visivo e di alta incidentalità. Problemi gravi, che non hanno nella semplice restrizione alla circolazione di autovetture una soluzione efficace. "In primo luogo perché questi provvedimenti, presi isolatamente, ledono la libertà individuale, con le implicazioni sociali che ne conseguono", spiega ancora Lupi. "E poi perché – interviene Federico Rupi, a sua volta ricercatore al Distart – il divieto di circolazione per le auto nei centri storici ha generato una proliferazione del traffico su due ruote, che si è rivelato ancora più dannoso di quello a quattro ruote dal punto di vista del rumore e della sicurezza. E' quindi necessario un rilancio dei trasporti collettivi urbani in particolare su ferro".

Ecco allora che, di fronte all'inefficacia dei provvedimenti legislativi, l'alternativa più promettente al trasporto stradale è sembrata il treno. Penetra nei centri storici, ha un ridotto impatto ambientale, ha un buon rapporto tra tempi e costi nel caso dei treni ad alta velocità e porta con sé piccoli ma significativi comfort di viaggio, come la possibilità di telefonare, mangiare e usare il computer. Sul treno si è investito molto negli ultimi anni, sia a livello nazionale che comunitario, e così ecco spiegati i numeri ragguardevoli lasciati intravedere dell'alta velocità.

Il treno, però, non condannerà l'aereo, non farà dimenticare la nave, né, da solo, eliminerà il traffico. "Il futuro – descrive infatti Lupi – è il trasporto intermodale, ovvero una rete di comunicazioni in cui le potenzialità di ogni singolo mezzo trovino il modo di combinarsi proficuamente: in auto da casa alla prima periferia, da qui in tram o metrò  fino al centro o fino alla stazione, e poi in treno verso gli aeroporti con la possibilità di fare il check-in lungo il tragitto". Insomma, come conclude Rupi, "l'integrazione è la cosa più importante".