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Poli: numeri da Ateneo

Matricole, corsi di laurea e progetti edilizi. I numeri dei Poli della Romagna sono tutti in costante crescita. Li commenta Paolo Pupillo, pro Rettore per le sedi decentrate, che riflette sui traguardi raggiunti e sui nuovi obiettivi.
Le piazze centrali delle quattro città romagnole in cui si sono insediati i poli Sono state 4.349 le matricole della Romagna, escludendo dal computo le lauree specialistiche,  i corsi per militari  e quelli a distanza. In totale sono oltre 20.000 i ragazzi iscritti ai corsi di laurea del Poli romagnoli nelle quattro sedi di Rimini, Cesena, Forlì e Ravenna. Un numero che è pari a quello degli iscritti in un ateneo di medie dimensioni nel nostro paese.

«Il dato interessante è che il numero delle matricole è cresciuto lo scorso anno del 4,9 % - commenta il professor Paolo Pupillo, pro Rettore per le sedi decentrate-. Un trend favorevole che è dovuto in primo luogo al numero dei corsi attivati. E anche per il prossimo anno accademico ci saranno degli incrementi nell’offerta didattica». A Cesena, la Facoltà di Architettura promuoverà la triennale in “Attuazione e gestione del progetto in architettura” e la Facoltà di Psicologia aggiungerà alle sue specialistiche quella in “Psicologia cognitiva applicata”. A Ravenna la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali amplierà la sua offerta con la specialistica in “Cooperazione internazionale, regolazione e tutela dei diritti e dei beni etno-culturali”. E Forlì, infine, punterà all’innovazione con tre nuove specialistiche: “Criminologia applicata per l’investigazione e la sicurezza” attivata presso la Facoltà di Scienze Politiche Roberto Ruffilli e “Interpretazione di conferenza” e “Traduzione settoriale per l’editoria”, entrambi corsi della Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori.

Il progetto di decongestionamento dell’Università di Bologna in Romagna è stato avviato con il piano di sviluppo quadriennale 1986-90 ed è culminato nella costituzione dei Poli scientifico-didattici con sedi nella città di Cesena, Forlì e Ravenna a cui si è aggiunta Rimini nei primi anni Novanta. La riorganizzazione delle strutture e delle proposte didattiche e di ricerca, lo sviluppo del modello “multicampus” sono alla base di questi risultati che permettono di accogliere gli studenti in queste sedi che si presentano con edifici di eccellente restauro, e alcuni di recente inaugurazione. «Un esempio per tutti quello di Ravenna- prosegue il pro Rettore- dove da poco è stato tagliato il nastro dei nuovi laboratori di Scienze Ambientali.  Ma non si può dimenticare a Forlì il nuovo Campus che nascerà dai vecchi padiglioni dell’Ospedale Morgagni e che sarà completato nel 2006. Già da questo autunno accoglierà qualche insegnamento. E ancora a  Rimini l’impegno diretto dell’amministrazione locale; o a Ravenna e a Cesena dove siamo in presenza di una situazione già molto avanzata.  Merito  dei rapporti in generale buoni e in qualche caso  direi ottimi che l’Ateneo ha con le amministrazioni locali delle città in cui risiede».

In quale direzione l’Ateneo dovrebbe indirizzare maggiormente i propri sforzi?
«Nel  far crescere il personale docente e tecnico amministrativo- è la risposta del pro Rettore Pupillo-. Crescendo gli studenti è necessario che tutto l’apparato sia potenziato e qui gli sforzi sono veramente notevoli visto che negli ultimi anni è venuto a mancare il supporto statale, se non in  materia di edilizia».

E  la ventilata voglia di autonomia?
«Certo il referendum della Romagna porterebbe a due atenei distinti- è la conclusione del pro Rettore-. Ma se c’è voglia di maggiore autonomia, sono maggioritarie le opinioni di chi crede che solo un legame duraturo con Bologna rende veramente competitive le sedi della Romagna».