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Caccia ai geni della giovinezza

Vivere fino a cento anni e oltre, restando arzilli, pimpanti e pieni di salute, sembra essere un’utopia….ma chissà che gli esperti del progetto Geha, impegnati nella ricerca delle cause determinanti la longevità, non riescano a fare di questo sogno la realtà del domani.
DNA Individuare e capire i meccanismi genetici coinvolti nei processi d’invecchiamento per arrivare all'intercettazione dei geni che possono aiutarci a vivere una vecchiaia il più possibile al riparo dalle malattie, è la missione del più ambizioso progetto sostenuto dall’unione europea, The Genetics of Healty Ageing (GEHA).

Il piano della ricerca, coordinato da Claudio Franceschi, docente all’Ateneo di Bologna e Direttore Scientifico dell’Istituto Nazionale di Ricovero e Cura per Anziani (INRCA), prevede la raccolta d’informazioni sul patrimonio genetico, sulle abitudini e sulla salute fisica e cognitiva di 2800 coppie di fratelli ultranovantenni. Lo scopo principale è cercare di individuare quali varianti geniche sono condivise tra coppie di fratelli, rispetto soggetti più giovani non imparentati tra loro. Questi risultati favorirebbero, così, la messa a punto di medicinali e interventi atti a promuovere un invecchiamento “in salute”, cioè al riparo da quelle malattie che sono generalmente legate alla terza età.

Dunque, come aumentare le possibilità di vivere più a lungo e in modo salutare? Non fumare, limitare l’uso di alcol e non mangiare troppo aiutano, ma non sono solo le buone abitudini a fare la differenza. Perciò, oggi la ricerca mira a escogitare interventi individuali per allungare e migliorare la qualità della vita, adottando una visione più sistematica delle interazioni, tra condizioni genetiche e habitat. E’ fondamentale, infatti, considerare che i fattori ambientali e lo stile di vita sono intimamente connessi con la componente genetica, contrariamente a quanto si è soliti pensare.

In questo panorama s’inserisce l’attività di ricerca di Franceschi, che già da anni ha mostrato l’importanza di alcuni geni, che, regolando la risposta immunitaria, favoriscono una minore predisposizione a problemi cardiovascolari e malattie come l’Osteoporosi, la demenza di tipo Alzheimer, le malattie cardiovascolari ecc. “Un altro studio importantissimo”, afferma Franceschi, “riguarda l’analisi del genoma mitocondriale”, che si eredita per via materna e che presenta nove varianti, una delle quali è stata rintracciata più frequentemente nei centenari. Comprendere il ruolo delle varianti del DNA mitocondriale è assai significativo, perché ha un riflesso importante sulle grandi patologie, come il Diabete di tipo 2, che colpisce gli anziani.

Alla luce di queste importanti scoperte e dei dati statistici che hanno registrato negli ultimi decenni una crescita costante dei centenari “in forma”, pare che sia stata intrapresa la via giusta. “Ora è importante”, dice il coordinatore di GEHA, “continuare le ricerche con progetti di ampio raggio come quello proposto dall'Unione Europea, che non si prefigge di studiare solo alcuni geni, bensì l'intero genoma di oltre 6000 persone, avvalendosi dell’utilizzo di macchinari all’avanguardia e della collaborazione di partner specializzati provenienti da 23 Paesi europei, dalla Cina e da Israele”.