23 Dicembre 2004
Il cibo come cultura
Autore:
Massimo Montanari
Editore:
Laterza
Prezzo:
12 euro
Massimo Montanari, uno dei maggiori esperti mondiali di medioevalistica e gastronomia affronta nella pegine di questo volume come il cibo è cultura quando si produce, quando si prepara, quando si consuma perché ha inventato e trasformato il mondo diventando un frutto della nostra identità.
"Cuocere il pane, conservare la frutta, apparecchiare la tavola. Ogni atto legato al cibo porta con sé una storia ed esprime una cultura complessa". Con queste parole tratte dalla quarta di copertina si presenta al suo lettore il nuovo libro di Massimo Montanari dal titolo "Il cibo come cultura".
Il volume prende spunto dalla contrapposizione tra cibo e natura e si pone il problema di come l'uomo sia l'unico animale in natura che non consuma il cibo come gli si presenta davanti in natura, ma al contrario lo modifica, lo trasforma a seconda delle sue esigenze, delle sue preferenze, della sua identità. Ecco che allora il cibo da elemento della natura diventa elemento della cultura in quanto inventa e trasforma il mondo. Un piatto di spaghetti al pomodoro non è solo un cibo, ma è il simbolo dell'identità culturale di un paese. E' l'unione tra la tecnologia produttiva di un alimento nata nella Sicilia Araba unita ad un prodotto americano importato in Europa dai conquistatori spagnoli. Come descrive l'autore stesso nelle pagine dell'introduzione "il cibo è quindi cultura quando si produce perché l'uomo ambisce a creare il proprio cibo, il cibo è cultura quando si prepara perché una volta acquisiti i prodotti base della sua alimentazione l'uomo li trasforma mediante la sua tecnologia, il cibo è cultura quando si consuma perché l'uomo lo sceglie con criteri legati sia alla dimensione nutrizionale, sia a valori simbolici".
Da questa triplice valenza del cibo come strumento per esprimere e comunicare la propria cultura nascono le prime tre sezioni delle quattro in cui il libro si compone. Nella prima parte dal titolo "Costruire il proprio cibo" l'autore contrappone natura e cultura, analizza l'intervento dell'uomo sulla natura. Nella seconda sezione è descritta la preparazione del cibo e la cucina è quindi la naturale protagonista con una serie di aneddoti storici su cucina scritta ed orale, sulle differenze tra arrosto e bollito, sulle pratiche culinarie che rendono migliori i cibi sia nel gusto che nella sicurezza alimentare. La terza parte dal titolo "Il piacere della scelta" chiude questo triplice aspetto del cibo come frutto della nostra identità e ci introduce alla quarta ed ultima sezione dedicata al cibo come linguaggio. Qui l'autore ci parla di come la tavola può diventare luogo di scambio culturale frutto dell'incontro e dello scambio di uomini, materie prime e tecniche.
Massimo Montanari è docente di Storia Medioevale e di Storia dell'Alimentazione presso l'Università di Bologna ed è considerato uno dei maggiori esperti mondiali in queste due discipline. Le sue competenze di storico medioevalista sono ben evidenti all'interno delle storie e delle considerazioni sulla gastronomia che il libro propone, ma come dice lui stesso "sono svolte in modo libero con sconfinamenti in altri ambienti disciplinari" come ad esempio nella sociologia e nell'antropologia.