8 Aprile 2004
Saper credere in architettura
Editore:
CLEAN Edizioni
Prezzo:
10 €
I presidi di quattro Facoltà di Architettura italiane parlano del passato, del presente e del futuro della loro disciplina. Con un occhio di riguardo agli effetti della riforma universitaria.
Perché si diventa architetti? Chi ispira i progettisti durante la loro formazione? Qual è la direzione intrapresa da chi fa ricerca in questo settore? Le scuole di architettura hanno beneficiato o risentito della riforma dell’Università italiana?
Sono queste alcune delle centotrenta domande rivolte da Matteo Porrino, ricercatore presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Bologna, a Gianni Braghieri, Benedetto Gravagnuolo, Carlo Magnani e Antonio Monestiroli, rispettivamente Presidi delle Facoltà di Architettura di Bologna, Napoli, Venezia e Milano.
Nel complesso l’autore, durante l’anno accademico 2002/03, ha raccolto quattro interviste, che, tra sovrapposizioni e divergenze, danno uno spaccato del “pensiero architettonico” italiano, della sua atipicità e soprattutto della sua comune avversione al semplicismo a cui molti vogliono ridurre l’attività di progetto.
Tra ricordi del passato, opinioni del presente e progetti per il futuro, i ritratti di Porrino parlano di docenti impegnati a lavorare per il bene pubblico, votati alla realizzazione di strutture e servizi funzionali alla collettività che li utilizza. Un’ambizione molto chiara nelle parole di Gianni Braghieri, il quale a pagina 23 afferma: “Credo che l’architettura non debba mai essere clamorosa o venire applaudita. Non dovrebbe soddisfare un bisogno di meraviglia. L’architettura dovrebbe rispondere con pacatezza e senza rumore, ma con il massimo della perfezione, a un’esigenza dell’uomo”.
“Saper credere in architettura”, insomma, offre la possibilità di riflettere sull’architettura attraverso le parole di chi la insegna. Uno stimolo semplice e diretto, così come quello di tutte le altre pubblicazioni inserite in “Interviste”, la collana edita da Clean Edizioni e curata da giovani architetti desiderosi di intuire il futuro della loro disciplina.