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L’Alma Mater protagonista di un documentario della Tv Cinese

La Tv centrale cinese in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione di Pechino sta girando dei documentari sulle 100 più importanti università del mondo. Tra queste anche l’Alma Mater: proprio in questi giorni la troupe della CCTV sta riprendendo i luoghi storici e i centri di ricerca dell’Ateneo di Bologna.
Il Rettore assieme a Cao Xuzhong il direttore della troupe cinese

La Cina ci guarda. Attraverso le telecamere della CCTV, la televisione centrale cinese che sta realizzando un documentario sulle cento più importanti università del mondo. Bologna è tra queste e gli operatori con gli occhi a mandorla stanno puntando proprio in questi giorni i loro obiettivi sui luoghi storici dell’Ateneo, sui suoi centri di ricerca e sui suoi servizi tecnologici più avanzati: tre giorni di riprese, da giovedì 30 giugno a lunedì 4 luglio, volute dal Ministero dell’Istruzione di Pechino per catturare gli scorci più belli di Palazzo Poggi, dell’Archiginnasio dei laboratori chimici del Ciamician, dei laboratori informatici di Palazzo Paleotti e delle altre peculiarità storiche e tecnologiche presenti nelle facoltà bolognesi. "Il nostro obiettivo – spiega Cao Xuzhong, il responsabile della troupe – è mostrare le tracce di civiltà che l’uomo ha lasciato in questi millenni: la scienza, la filosofia, le lettere e il diritto. Ciò che noi stiamo producendo è molto di più di una notizia per telegiornale, è un documentario che vuole catturare tanto la magnifica storia secolare di questi edifici, quanto gli aspetti più moderni e all’avanguardia".

Intervistati per l’occasione anche il Rettore, Pier Ugo Calzolari, e il Prorettore per le Relazioni Internazionali, Roberto Grandi. A entrambi è stato chiesto di riassumere i tratti salienti della storia del più antico Ateneo del mondo occidentale. "L’origine dell’Università di Bologna si perde nella notte dei tempi", ha esordito Calzolari sottolineando come il 1088 sia solo una data convenzionale, perché esistono documenti che parlano di uno studente tedesco, dottore in legge, già nel 1066. "La peculiarità di Bologna è quella di essere da sempre una università dentro la città. - ha poi proseguito Grandi - Bologna è la classica città universitaria che si è preservata dal medioevo e che in maniera non sempre facile fa della presenza dell'università e dei suoi studenti un valore economico, culturale e sociale".

Curiosità anche per i progetti di collaborazione internazionale con Pechino. A Bologna, dove già dallo scorso autunno stanno studiando 50 studenti cinesi, sarà costituita a breve l’Associazione Collegio di Cina. Nata da una collaborazione tra Università, Regione, Comune, Provincia e alcune delle principali fondazioni e associazioni economiche del territorio, questo nuova istituzione lavorerà per incrementare i rapporti con gli atenei cinesi, portare a Bologna nuovi studenti dalla Cina e sviluppare modalità di formazione funzionali al sistema economico regionale. Un progetto ad ampio spettro in cui si inseriscono iniziative già nel breve periodo. Sarà presto al via un master in Business e commercio internazionale che godrà di collaborazioni con l’ateneo di Pechino e con l’università Fudan di Shangai. E già da ora si sta lavorando per superare le barriere linguistiche che ci separano dall’Oriente: grazie a un’iniziativa della Facoltà di Lingue 200 studenti italiani stanno studiando il cinese, mentre grazie ai progetti del Cilta e del Cliro l’Ateneo offre ai ragazzi cinesi lezioni per imparare l’italiano.

Verso una nuova frontiera, dunque, ma per recuperare la più antica delle tradizioni. "Spingendo per l’internazionalizzazione – ha infatti spiegato il Rettore ai reporter di Pechino – stiamo recuperando l’abitudine medioevale di girare per il mondo alla scoperta del terreno più fecondo per la propria attività di ricerca".