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Ddl Moratti: no collegiale dell’Università di Bologna

Il Senato Accademico dell’Università di Bologna fa propria la mozione approvata all’unanimità dall’Assemblea generale della Crui dello scorso 23 giugno.
Pier Ugo Calzolari

"Il caso è grave: l’Università italiana in generale e la nostra Università di Bologna in particolare non possono accettare il diseredamento sostanziale per la categoria di colleghi che in prima linea hanno tenuto in piedi la qualità della ricerca scientifica italiana in questi anni". Il Rettore Pier Ugo Calzolari parla di un argomento che gli sta molto a cuore: quello dei ricercatori. Lo fa nell’incontro con i giornalisti che ha fatto seguito alla seduta straordinaria del Senato accademico convocata per giovedì 30 giugno, alle 11. Mentre il Decreto delegato Moratti sullo stato giuridico del personale universitario viaggia a tappe forzate in Parlamento (prevista l’approvazione entro il 25 luglio prossimo) la Conferenza dei Rettori ha espresso il proprio no. E tra le iniziative lanciate ha anche chiesto a tutte le 77 università italiane di fare propria la mozione approvata all’unanimità dall’Assemblea generale della Crui lo scorso 23 giugno, convocando per oggi sedute straordinarie degli organi accademici.

"La questione fondamentale è quella del riordino dello stato giuridico, e al centro l’abolizione del ruolo dei ricercatori e la costruzione di questo ruolo fantasma dei professori aggregati", ha affermato Calzolari all’uscita dal Senato in cui è stata accolta anche una rappresentanza di ricercatori che ha letto un proprio documento (riportato per esteso in allegato).

"Si pensa sia possibile tacitare i nostri ricercatori con un’etichetta come quella del "professore aggregato", disponibile anche per soggetti estranei alla docenza e alla ricerca", ha precisato Calzolari. La riforma intende infatti sostituire la figura del ricercatore, esaurendone il ruolo e introducendo la nuova figura del "professore aggregato": assunto a tempo determinato, come terzo livello della docenza, e reclutato non per concorso, ma sulla base della valutazione di una commissione composta da membri interni ed esterni  all’università. "Quello che al contrario la Crui chiede – ha proseguito Calzolari - è l’introduzione di una terza fascia di docenti, nella quale hanno diritto di transitare gli attuali ricercatori. Del resto negli altri paesi, come ad esempio in quelli anglosassoni, ce ne sono addirittura quattro di fasce, mentre da noi soltanto due".

La proposta in discussione in Parlamento introduce elementi di distorsione, è il giudizio approvato a grandissima maggioranza dal Senato dell’Ateneo bolognese.

"Il Parlamento lavora ma probabilmente non ha i dati in mano. –prosegue Calzolari - . E cita la rivista Nature sulla quale "questo incredibile paese produce poca ricerca, ma quella prodotta è di altissima qualità. L’Italia è seconda solo a Regno Unito e Canada. Questo sistema di ricerca è tra i più efficaci al mondo".

E l’Alma Mater, oltre a far proprie le iniziative collegialmente decise dalla Crui, si sta anche impegnando attivamente al proprio interno a favore dei ricercatori, questa volta precari.  "Stiamo facendo nuovi ricercatori, martedì scorso 66 nuovi posti - e l’obiettivo è quello di farne altri con il turnover" - conclude Calzolari.