Sono arrivate fino al Canada e gli Stati Uniti le antiche storie di Montovolo. Proprio in queste settimane, infatti, i misteri etruschi di questa piccola frazione appenninica stanno catturando le simpatie del pubblico d’oltre oceano attraverso una lunga intervista al loro scopritore, Graziano Baccolini. Un chimico dell’Università di Bologna, appassionato di storia antica, che con le sue ricerche di iconologia ha risvegliato la curiosità dei documentaristi del gruppo Vintage Adventure (Avventure nel Passato). "Mi hanno scritto dicendomi che avevano rinvenuto nella mia storia le tracce di un nuovo Indiana Jones", ricorda il docente, che nelle otto ore di riprese è stato addirittura immortalato con il cappello usualmente indossato dal più famoso archeologo hollywoodiano.
"Il documentario – prosegue lo studioso – è la mia storia che diventa un cinema". Baccolini è il non specialista che racconta in linguaggio vulgato l’antica storia di Montovolo. Questo piccolo borgo, situato a 909 m. di altitudine al confine tra Emilia Romagna e Toscana, era considerato dagli storici un mistero. I suoi edifici lo datavano intorno all’anno mille, ma molti indizi spingevano l’origine molto più indietro nel tunnel della storia. Graziano Baccolini, che lì ha vissuto e lì ha respirato antiche tradizioni mai messe su carta, ha capito in quale punto situarla. Il paese fu un centro oracolare e divenne una montagna sacra per tutta l’Etruria settentrionale. Il suo simbolo era una pietra ovale (omphalos), da cui deriverebbe anche il nome "Montovolo" o "Monte Ovuli". In tutte le sottostanti necropoli etrusche si trovano tracce di questa icona religiosa, che caratterizza tutti i centri oracolari delle antiche civiltà mediterranee: da Delfi a Delo. Le evidenze in proposito sono innumerevoli, perché nei pressi di Montovolo Baccolini ha ritrovato traccia o eco di tutte le simbologie che gli storici hanno identificato come tipiche dei centri sacri pagani: l’ovulo, il serpente e la fonte. Una delle leggente più antiche della piccola frazione narra di un serpente, nascosto sotto una grossa pietra a custodia di un tesoro, che aspetta un bacio da una giovane per riprendere le sembianze umane. E, fino a pochi anni addietro, lungo il sentiero per Montovolo c’era una sorgente con sette fontane e un’enorme vasca, uguale a quella posta prima di Delfi.
Baccolini, che di recente ha suggerito la presenza della stessa simbologia pagana anche nel disegno tracciato da Michelangelo in Piazza del Campidoglio, ha coltivato queste sue ricerche in un posto legato a doppio filo con i luoghi di cui voleva svelare i misteri: la sua abitazione in montagna, a Sterpi, dove dal ’99 si riunisce ciclicamente con un manipolo di suoi laureandi e laureati uniti dal piacere per una libagione all’insegna della storia. "Un chimico – commenta Baccolini – vive in un mondo di simboli" ed è quindi stato lineare il passaggio tra i simboli della chimica e i simboli della storia. E un simbolo è anche il nome del gruppo di riflessione: "Farf", sigla che fa riferimento a una molecola sintetizzata da Baccolini e dai suoi ricercatori.
Il reticolo di legami iconologici tracciati attorno a Montovolo saranno oggetto di una mostra e di una conferenza nelle prossime settimane. A Campolo (comune di Grizzana Morandi) la sala della Polisportiva ospiterà alcuni pannelli dal 16 al 18 agosto, mentre il 27 dello stesso mese Baccolini esporrà le sue tesi presso la Sala del Parco del comune di Camugnano (ore 21.30).
L’epopea continua, insomma, anche nelle pagine di un libro attualmente in fase di stesura: "Racconterò il proseguimento della storia – anticipa il docente – perché la storia è un continuum, senza interruzioni, e nel popolo, nella gente, le idee del passato continuano a convivere con le nuove". Sembra di rivivere le commistioni tra pagano e cristiano di cui è intriso Il Codice da Vinci: "Ma quelle – conclude Baccolini – sono storielle. Le mie sono storie vere".