Logo d'ateneo Unibo Magazine
Home Archivio Nuovo passo in avanti nella diagnosi dei tumori: svelato il funzionamento del gene c-myc

Nuovo passo in avanti nella diagnosi dei tumori: svelato il funzionamento del gene c-myc

Un modello matematico elaborato dall’Università di Bologna e dalla Brown University ha svelato la catena di eventi che si sviluppa in seguito all’accensione di c-myc, gene alla base di diverse formazioni tumorali. Si procede in direzione di applicazioni diagnostiche e nel frattempo si pensa alle applicazioni dei modelli biocomplessi anche alle scienze umane.
Filamento di Dna

C-myc è sotto gli occhi della scienza da circa 20 anni. Si è infatti certi oramai che questo gene, una sorta di direttore d’orchestra che ne coordina molti altri, è alla base di varie degenerazioni tumorali. Il problema è che fino a poco tempo fa esistevano invece ben poche certezze sui meccanismi biologici che sottostavano a questo interruttore genetico. Troppe erano le variabili coinvolte e troppi i dati da elaborare per ottenere un modello attendibile. Una questione di complessità che ora è stata affrontata con successo da una ricerca congiunta dell’Università di Bologna e della Brown University, che, attraverso una tecnica nota come micro-array, sono riuscite a ricostruire la catena di eventi che si determina successivamente all’attivazione di c-myc. "Abbiamo messo a punto un metodo matematico per trovare i geni coinvolti nell’insorgere dei tumori", afferma il Castellani, biologo e fisico, autore italiano dello studio assieme a Daniel Remondini. "Siamo riusciti a monitorare l’attività di 10.000 geni – prosegue il docente – e con i prossimi chip potremo misurare l’attività dell’intero genoma, composto di circa 30.000 geni".

La sperimentazione di questo nuovo metodo di calcolo, descritto da un articolo su Proceedings of the National Academy of Sciences è partita da un fibrobalsti di ratto, al cui interno sono stati identificati 1092 geni attivati all’accensione di c-myc. Ora si procederà con altri esperimenti in vitro su organismi più simili al nostro e "la prossima tappa – dichiara Castellani – è la sperimentazione della tecnica su singole cellule umane dotate dell’intero genoma".

La ricerca su c-myc è stata il tema principale di un workshop italo-canadese sulla biocomplessità promosso, tra il 13 e il 15 luglio, dal Centro di Studi Interdipartimentale Luigi Galvani per studi integrati di bioninformatica, biofisica e biocomplessità. Punto di partenza del dibattito è stata la complessità dei sistemi biologici, come il sistema nervoso, il genoma e il sistema immunitario. La riflessione sui modelli matematici elaborati in quest’ambito è però andata oltre, alla ricerca di eventuali applicazioni nelle scienze umane. Sul tema si è animata anche una tavola rotonda: "La complessità è costitutiva della letteratura", ha affermato in tale contesto il prof. Andrea Battistini, coordinatore della discussione. "Il linguaggio della letteratura – ha poi spiegato l’italianista – non è denotativo ma connotativo. La parole non è puntiforme, ma ha un alone, una polisemia, che rende complesso anche il silenzio. C’è una densità semantica che nasce dalle forze allusive delle parole letterarie, e c’è una forza centrifuga che cerca la complessità anche in ciò che è semplice".

Complessità delle lettere e complessità del biologico, dunque, come due mondi complementari. "Stiamo facendo tutti lo stesso lavoro – ha concluso il prof. Caludio Franceschi – Prendiamo degli oggetti complessi e stratificati storicamente e cerchiamo di trovare delle grammatiche che leghino il mattone alla struttura. Tutto per capire il fascino dell’unicità di ognuno di noi".