Dal 2 al 28 ottobre si svolgerà la prima edizione della Summer School che il Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica di Pompei e Napoli, dedica all’archeologia dei centri vesuviani. Caso di studio dell’edizione 2006 è la cultura abitativa dell’antica Ercolano. I temi principali affrontati durante le attività didattiche saranno la storia della formazione del sito archeologico (scavi e scoperte, studi, museografia), il rilievo e la restituzione delle strutture e dei rivestimenti, la pittura parietale, l’archeometria dei materiali e, infine, la ricostruzione virtuale tridimensionale dei contesti antichi.
La summer school, ispirata da una forte vocazione interdisciplinare, è uno dei nuovi capitoli della collaborazione tra l’Università di Bologna e la Soprintendenza Archeologica di Pompei partita nel ’99. L’accordo, che grava l’Ateneo di un significativo impegno economico ma lo ricompensa con libertà d’azione sul sito, punta a limitare i danni che 100 anni a cielo aperto hanno generato sui reperti. In particolare il progetto in cui rientra la Summer School, denominato "Domus Herculanensis Rationes" (DHER), mira a riconoscere le tracce degli interventi di conservazione e restauro a Ercolano in modo da realizzare un censimento integrale delle decorazioni strutturali delle case ercolanesi anche mediante il recupero e la rilettura dei documenti d’archivio, importantissimi in questa città dove si sono svolti nel Settecento i primi scavi vesuviani. Obiettivo ultimo dovrebbe essere la ricostituzione dei contesti di provenienza dei reperti (rivestimenti pavimentali e parietali) conservati nei musei nella speranza di ricollocarli, virtualmente, nel luogo da cui furono asportati.
Il carattere più innovativo dell’iniziativa riguarda la scelta di affrontare approfonditamente lo "scavo" degli archivi e dei depositi nei quali reperire dati e informazioni indispensabili per la ricostruzione della storia pluristratificata dei siti archeologici di Pompei ed Ercolano. "Scaviamo solo verso la fine del progetto – interviene la prof.ssa Coralini – prima si scava negli archivi e nei depositi per questo abbiamo creato il laboratorio di documentaristi, per insegnare agli studenti l’indispensabile lavoro di ricerca dei dati".
Fare altrimenti rischierebbe di compromettere l’integrità del sito. "Continuare a scavare oggi come si è fatto in passato, senza garantire la conservazione, significherebbe condannare alla distruzione progressiva un patrimonio storico unico al mondo– conclude la prof.ssa Scagliarini – per questo, confidando nel progresso tecnologico, si è deciso di lasciare alle generazioni future il compito di riportare alla luce gradualmente le parti ancora sepolte delle due città vesuviane, mentre noi ci impegnano soprattutto nel completamento e nel recupero dei "vecchi scavi".